Napoli, 22 novembre 2024. Convegno Il Motu proprio Traditionis custodes e la sua applicazione nella diocesi di Napoli

La Sezione di Una Voce Napoli e la Fondazione Il Giglio, con la partecipazione dei coetus fidelium per la Messa tridentina San Gaetano e Sant’Andrea Avellino, San Ferdinando, Santa Maria della Vittoria, hanno organizzato il convegno «Il Motu proprio Traditionis custodes e la sua applicazione nella diocesi di Napoli».

Il convegno avrà luogo il 22 novembre 2024 alle 18 presso l’Hotel Renaissance Mediterraneo (Largo Ponte di Tappia 25 Napoli). Intervengono don Nicola Bux, Nicla Cesaro presidente di Una Voce Napoli, Antonio Sembiante, Guido Vignelli, Vito Vinceslao, coordina l’incontro Marina Carrese della Fondazione Il Giglio.

La recente chiusura di alcune Messe tridentine in alcune chiese napoletane sarà al centro degli argomenti trattati nella manifestazione.

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Roma, SS. Celso e Giuliano chiusa per lavori, le Messe alla basilica di S. Giovanni dei Fiorentini

A ottobre sono iniziati i lavori di restauro della chiesa romana dei SS. Celso e Giuliano, ove da anni l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote officia la Messa e la liturgia in rito antico. Ciò ha determinato la chiusura della chiesa. E’ stato detto che i lavori, e quindi la conseguente chiusura dureranno circa due anni.

Da subito il cardinale vicario dell’Urbe ha trasferito il servizio dell’Istituto di Cristo Re alla diocesi di Roma nella vicina basilica parrocchiale di S. Giovanni dei Fiorentini in Piazza dell’Oro.

Vi sono alcune variazioni di orari che ora sono i seguenti: domenica e feste di precetto Messe alle 8:15, alle 9:30, alle 17, lunedì alle 18, da martedì a venerdì alle 7:30 e alle 18, sabato alle 11 (cfr. Messe tridentine a Roma).

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Card. Lambertini, Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa, XLII-XLIII

Card. Prospero Lambertini / Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa 42-43

[Manipolo]

Card. Prospero LambertiniXLII. Il quarto sacro indumento è il manipolo, l’etimologia della qual parola viene additata da Willelmo Britto nel Vocabolario «Manipulus
est ornamentum manus». Il manipolo è aggiunta de’ tempi bassi; non facendosene menzione dagli antichi Padri o rituali fra le vesti sacre. Avevano i sacerdoti ne’ primi secoli un fazzoletto legato al braccio sinistro, con cui celebrando la messa, asciugavano il sudore e ciò che calava dal naso; e questo fazzoletto chiamavasi ancora fanone, la qual voce è voce sassonica che significa una cosa stessa come ben accenna il Vossio nel lib. 2 De vitiis sermonis al cap. 7. Questo fazzoletto ossia questo fanone non fu così proprio de’ sacerdoti che anche non fosse adoperato da’ chierici nel servire all’altare. Pretesero i chierici della Chiesa romana di dover essere soli a servirsi di questo fazzoletto: ed essendo nata per questo controversia fra essi ed i chierici della Chiesa di Ravenna, il pontefice s. Gregorio per non disgustare Giovanni arcivescovo della detta città concesse come speciale prerogativa ai di lui primi diaconi, quando egli celebrava, il poter ritenere nel braccio sinistro il fazzoletto, di cui parliamo, come si deduce dalla lettera di quel pontefice, la 54 a Giovanni arcivescovo di Ravenna lib. 2. Ecco le parole di Giovanni arcivescovo di Ravenna per difendere l’uso de’ chierici della sua chiesa: «Quia quoties ad episcopatus ordinationem, seu responsi, sacerdotes et levitae Ecclesiae Ravennatis Romam venerunt, quod omnes in oculis decessorum vestrorum cum mappulis sine reprehensione aliqua procedebant. Quare eo tempore quo isthic a praedecessore vestro peccator ordinatus sum, cuncti presbyteri et diaconi mei in obsequium Domini papae mecum procedentes usi sunt». Ecco le parole della benigna concessione di s. Gregorio: «Illud autem, quod pro utendis a clero vestro mappulis scripsistis a nostris est clericis fortiter obviatum, dicentibus, nulli hoc unquam alii cuilibet Ecclesiae concessum fuisse. Sed nos servantes honorem fraternitatis tuae licet contra voluntatem cleri nostri, primis diaconibus vestris in obsequio dumtaxat tuo mappulis uti permittimus. Alio autem tempore, vel alias personas hoc agere vehementissime prohibemus».

XLIII. Durò l’uso di questo fazzoletto, fintantochè ad esso fu surrogato il manipolo, come ornamento, che perciò è della stessa materia, e fattura della stola e della pianeta. Visse Amalario nel secolo nono, e parlando esso del fazzoletto, il cardinal Bona nel lib. 1 Rer. liturgic. al cap. 24 num. 5 vuole, che nel secolo decimo al fazzoletto fosse sostituito il manipolo. Il P. Merati al tom. 1, part. 1ª pag. 321 num. 25 pretende essere più antica la sostituzione del manipolo al fazzoletto, ritrovandosene memoria nel secolo ottavo. Il P. Le Brun al tom. 1 pag. 47 e 48 ed il Vert al tom. 2 pag. 311 e seguenti ascrivono l’introduzione del
manipolo al secolo duodecimo; riconoscendo Ivone Carnotense scrittore del secolo undecimo, come anche vigente l’uso del fazzoletto, conforme si vede nel libro De significatione indumentorum sacerdotalium, ove così lasciò scritto: «in sinistra manu ponitur quaedam mappula, quae saepe fluentem oculorum pituitam tergat, et oculorum lippitudinem removeat». Può ciascheduno sopra questo punto abbracciare quel sentimento che più gli piace: credendo noi assai difficile il fissare quest’epoche e credendo di più, che essendosi introdotte queste, e simili altre cose a poco a poco, possa esser vero ciò, che da ciascheduno si dice, non già in ordine all’uso universale, ma in ordine all’uso di que’ luoghi particolari, de’ quali produce i documenti. Oggi il manipolo si mette da’ sacerdoti semplici prima della stola. I vescovi non lo mettono per ordinario, che dopo il confiteor, che recitano all’altare. Lo stesso facevasi una volta da tutti i preti: mentre essendo, come abbasso vedremo, in que’ tempi la pianeta, una veste che non era aperta dalla parte de’ bracci, ma che dal collo continuava intera sino ai piedi, e non ripiegandosi solto le braccia, che dopo il confiteor, in
quell’occasione mettevasi il manipolo al braccio sinistro, che per l’alzata, e pel ripiegamento della pianeta sopra le braccia restava libero. Veggansi il Vert nel tomo 3 pag. 31 e seguenti, ed il P. Merati nel luogo citato al num. 26. E perchè il Vert parla poco bene del simbolo del manipolo, del quale più abbasso si tratterà, pel motivo, che se ne vede l’origine, la quale è tutta appoggiata al naturale, il grave scrittore monsignor vescovo una volta di Soisson, ed ora arcivescovo di Sens, nel suo Trattato contro il Vert al § 54 scrive, esser d’uopo distinguere i tempi, e non confondere un tempo coll’altro; essendo stato una volta il manipolo istrumento di pura necessità, ed essendo dipoi diventato un simbolo, quando
cominciò a mettersi fra i sacri indumenti. Corrisponde il nostro manipolo all’epimanicion de’ greci, del quale tratta il Goar nelle Note alla Liturgia di S. Giovanni Grisostomo al num. 12, e tanto i greci, quanto i maroniti portano due manipoli, uno per braccio, conforme attesta il Magri nel suo Vocabolario ecclesiastico alla parola manipulus.

 

Cfr. P. Lambertini, Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa secondo l’ordine del Calendario Romano, Torino, Speirani e Tortone, 1856, pp. 38-39.

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Una Voce Napoli. Messe in suffragio di Ornella Masi ed elezione del nuovo presidente

Alla chiesa di S. Maria della Vittoria a Napoli, assiduamente frequentata dalla Defunta, con ampia partecipazione di soci e di amici, il 27 settembre 2024 è stata celebrata la Messa di requiem in die septimo per la presidente della Sezione di Napoli di Una Voce Italia dott.ssa Ornella Masi, mancata il 19 settembre. Nella stessa chiesa il 21 ottobre vi è stato il requiem per il trigesimo.

L’11 novembre si è riunita l’assemblea dei soci di Una Voce Napoli, che ha eletto nuova presidente la prof.ssa Nicla Cesaro. Tra gli obiettivi fissati dalla Sezione per il nuovo anno la prosecuzione dei corsi di formazione per i fedeli che si avvicinano alla Messa in latino.

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2 novembre 2024 Morti

Quærens me, sedísti lassus : Redemísti Crucem passus : Tantus labor non sit cassus.

 

2 Novembre. Quarto delle None.

Sabato

Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Doppio. Paramenti neri. Messa «Réquiem».

 

Die 2 Novembris
vel, si in Dominicam inciderit, die 3 sequenti

IN  COMMEMORATIONE

OMNIUM  FIDELIUM  DEFUNCTORUM

Duplex

¶ Hac die quivis Sacerdos tres Missas celebrare potest. Qui unam dumtaxat Missam celebrat, primam legit : eandem adhibet qui Missam cum cantu celebrat, facta ei potestate anticipandæ secundæ ac tertiæ.

AD PRIMAM MISSAM

Introitus                                                                      IV Esdr. 2, 34 et 35

RÉquiem ætérnam dona eis Dómine : et lux perpétua lúceat eis. Ps. 64, 2-3. Te decet hymnus Deus in Sion; et tibi reddétur votum in Jerúsalem : exáudi oratiónem meam; ad te omnis caro véniet.

Deinde absolute repetitur Réquiem ætérnam usque ad Psalmum.

Oratio

FIdélium, Deus, ómnium cónditor et redémptor : animábus famulórum famularúmque tuárum remissiónem cunctórum tríbue peccatórum; ut indulgéntiam, quam semper optavérunt, piis supplicatiónibus consequántur : Qui vivis.

Lectio Epístolæ beáti Páuli Apóstoli
ad Corínthios     I Cor. 15, 51-57

FRatres : Ecce mystérium vobis dico : Omnes quidem resurgémus, sed non omnes immutábimur. In moménto, in ictu óculi, in novíssima tuba : canet enim tuba, et mórtui resúrgent incorrúpti : et nos immutábimur. Opórtet enim corruptíbile hoc indúere incorruptiónem : et mortále hoc indúere immortalitátem. Cum autem mortále hoc indúerit immortalitátem, tunc fiet sermo, qui scriptus est : Absórpta est mors in victória. Ubi est, mors, victória tua? Ubi est, mors, stímulus tuus? Stímulus autem mortis peccátum est : virtus vero peccáti lex. Deo autem grátias, qui dedit nobis victóriam per Dóminum nostrum Jesum Christum.

Graduale. IV Esdr. 2, 34 et 35. Réquiem ætérnam dona eis Dómine : et lux perpétua luceat eis. V). Ps. 111, 7. In memória ætérna erit justus : ab auditióne mala non timébit.

Tractus. Absólve, Dómine, ánimas ómnium fidélium defunctórum ab omni vínculo delictórum. V). Et grátia tua illis succurénte, mereántur evádere judícium ultiónis. V). Et lucis ætérnæ beatitúdine pérfrui.

SEQUENTIA

Dies iræ, dies illa,
Solvet sæclum in favílla :
Teste David cum Sibýlla.

Quantus tremor est futúrus,
Quando judex est ventúrus,
Cuncta stricte discussúrus!

Tuba mirum spargens sonum
Per sepúlcra regiónum,
Coget omnes ante thronum,

Mors stupébit, et natúra,
Cum resúrget creatúra,
Judicánti responsúra.

Liber scriptus proferétur,
In quo totum continétur,
Unde mundus judicétur.

Judex ergo cum sedébit,
Quidquid latet, apparébit :
Nil inúltum remanébit.

Quid sum miser tunc dictúrus?
Quem patrónum rogatúrus,
Cum vix justus sit secúrus?

Rex treméndæ majestátis,
Qui salvándos salvas gratis,
Salva me, fons pietátis,

Recordáre, Jesu pie,
Quod sum causa tuæ viæ :
Ne me perdas illa die.

Quærens me, sedísti lassus :
Redemísti Crucem passus :
Tantus labor non sit cassus.

Juste judex ultiónis,
Donum fac remissiónis
Ante diem ratiónis.

Ingemísco, tamquam reus :
Culpa rubet vultus meus :
Supplicánti parce, Deus.

Qui Maríam absolvísti,
Et latrónem exaudísti,
Mihi quoque spem dedísti.

Preces meæ non sunt dignæ :
Sed tu bonus fac benígne,
Ne perénni cremer igne.

Inter oves locum præsta,
Et ab hædis me sequéstra,
Státuens in parte dextra.

Confutátis maledíctis,
Flammis ácribus addíctis :
Voca me cum benedíctis.

Oro supplex, et acclínis,
Cor contrítum quasi cinis :
Gere curam mei finis.

Lacrimósa dies illa,
Qua resúrget ex favílla,
judicándus homo reus :

Huic ergo parce, Deus :
Pie Jesu Dómine,
Dona eis réquiem. Amen.

Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Joánnem           Joann. 5, 25-29

IN illo témpore : Dixit Jesus turbis Judæórum : Amen, amen dico vobis : quia venit hora, et nunc est, quando mórtui áudient vocem Fílii Dei : et qui audíerint, vivent. Sicut enim Pater habet vitam in semetípso, sic dedit et Fílio habére vitam in semetípso : et potestátem dedit ei judícium fácere, quia Fílius hóminis est. Nolíte mirári hoc, quia venit hora, in qua omnes, qui in monuméntis sunt, áudient vocem Fílii Dei : et procédent, qui bona fecérunt, in resurrectiónem vitæ : qui vero mala egérunt, in resurrectiónem judícii.

Offertorium. Dómine Jesu Christe, Rex glóriæ, líbera ánimas ómnium fidélium defunctórum de pœnis inférni, et de profúndo lacu : líbera eas de ore leónis, ne absórbeat eas tártarus, ne cadant in obscúrum; sed sígnifer sanctus Míchaël repræséntet eas in lucem sanctam : * Quam olim Abrahæ promisísti, et sémini ejus. V). Hóstias et preces tibi, Dómine, laudis offérimus : tu súscipe pro animábus illis, quarum hódie memóriam fácimus : fac eas, Dómine, de morte transíre ad vitam. Quam olim Abrahæ promisísti, et sémini ejus.

Secreta

HÓstias, quaésumus, Dómine, quas tibi pro animábus famulórum famularúmque tuárum offérimus, propitiátus inténde : ut, quibus fídei christiánæ méritum contulísti, dones et prǽmium. Per Dóminum.

Præfatio Defunctorum.

PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.

VEre dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, Pa­ter omnípotens, ætérne Deus : per Christum Dómi­num nostrum.  In quo nobis spes beátæ resurrectiónis effúl­sit, ut, quos contrístat certa moriéndi condítio, eósdem consolétur futúræ immortalitátis promíssio. Tuis enim fidélibus, Dómine, vita mutátur, non tólli­tur, et, dis­solúta terréstris hujus incolátus domo, ætérna in cælis habitátio comparátur. Et ídeo, cum Angelis et Archá­ngelis, cum Thronis et Dominatióni­bus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cáni­mus, sine fine dicéntes :

Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.

Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

¶ In prima et secunda Missa, si Sacerdos aliam Missam sit celebraturus, sumpto divino Sanguine, non purificat neque abstergit Calicem, sed eum ponit super Corporale, et Palla tegit; dein, junctis manibus, dicit in medio Altaris : Quod ore súmpsimus, etc., et subinde in vase cum aqua parato digitos abluit, dicens : Corpus tuum, Dómine, etc., et abstergit. Hisce peractis, Calicem super Corporale adhuc manentem, deducta Palla, iterum disponit et cooperit, uti mos est, scilicet primum Purificatorio linteo, deinde Patena cum Hostia consecranda et Palla, ac demum Velo.

Communio. IV Esdr. 2, 34 et 35. Lux ætérna lúceat eis, Dómine : * Cum Sanctis tuis in ætérnum : quia pius es. V). Réquiem ætérnam dona eis, Dómine : et lux perpétua lúceat eis. Cum Sanctis tuis in ætérnum : quia pius es.

Postcommunio

ANimábus, quaésumus, Dómine, famulórum, famularúmque tuárum orátio profíciat supplicántium : ut eas et a peccátis ómnibus éxuas, et tuæ redemptiónis fácias esse partícipes : Qui vivis.

¶ Debet Sacerdos ante sequentes Missas Confessionem dicere. In fine autem cujuslibet Missæ, dicto Dóminus vobíscum, dicitur : Requiéscant in pace. R). Amen.

¶ Et non datur benedictio : sed, dicto secreto Pláceat tibi, sancta Trínitas, etc., et osculato Altari, legitur Evangelium S. Joannis In princípio erat Verbum, etc., ut moris est.

 

AD   SECUNDAM   MISSAM

Introitus                                                                      IV Esdr. 2, 34 et 35

RÉquiem ætérnam dona eis Dómine : et lux perpétua lúceat eis. Ps. 64, 2-3. Te decet hymnus Deus in Sion; et tibi reddétur votum in Jerúsalem : exáudi oratiónem meam; ad te omnis caro véniet.

Oratio

DEus, indulgentiárum Dómine : da animábus famulórum, famularúmque tuárum refrigérii sedem, quiétis beatitúdinem, et lúminis claritátem. Per Dóminum.

Lectio libri Machabæórum
II Mach. 12, 43-46

IN diébus illis : Vir fortíssimus Judas, facta collatióne, duódecim míllia drachmas argénti misit Jerosólimam, offérri pro peccátis mortuórum sacrifícium, bene et religióse de resurrectióne cógitans (nisi enim eos, qui cecíderant, resurrectúros speráret, supérfluum viderétur, et vanum oráre pro mórtuis) : et quia considerábat quod hi, qui cum pietáte dormitiónem accéperant, óptimam habérent repósitam grátiam. Sancta ergo, et salúbris est cogitátio pro defúnctis exoráre, ut a peccátis solvántur.

Graduale. IV Esdr. 2, 34 et 35. Réquiem ætérnam dona eis Dómine : et lux perpétua luceat eis. V). Ps. 111, 7. In memória ætérna erit justus : ab auditióne mala non timébit.

Tractus. Absólve, Dómine, ánimas ómnium fidélium defunctórum ab omni vínculo delictórum. V). Et grátia tua illis succurénte, mereántur evádere judícium ultiónis. V). Et lucis ætérnæ beatitúdine pérfrui.

Sequentia Dies iræ, dies illa, ut supra.

Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Joánnem           Joann. 6, 37-40

IN illo témpore : Dixit Jesus turbis Judæórum : Omne, quod dat mihi Pater, ad me véniet : et eum, qui venit ad me, non ejíciam foras : quia descéndi de cælo, non ut fáciam voluntátem meam, sed voluntátem ejus, qui misit me. Hæc est autem volúntas ejus, qui misit me, Patris : ut omne, quod dedit mihi, non perdam ex eo, sed resúscitem illud in novíssimo die. Hæc est autem volúntas Patris mei, qui misit me : ut omnis, qui videt Fílium, et credit in eum, hábeat vitam ætérnam, et ego resuscitábo eum in novíssimo die.

Offertorium. Dómine Jesu Christe, Rex glóriæ, líbera ánimas ómnium fidélium defunctórum de pœnis inférni, et de profúndo lacu : líbera eas de ore leónis, ne absórbeat eas tártarus, ne cadant in obscúrum; sed sígnifer sanctus Míchaël repræséntet eas in lucem sanctam : * Quam olim Abrahæ promisísti, et sémini ejus. V). Hóstias et preces tibi, Dómine, laudis offérimus : tu súscipe pro animábus illis, quarum hódie memóriam fácimus : fac eas, Dómine, de morte transíre ad vitam. Quam olim Abrahæ promisísti, et sémini ejus.

¶ In secunda et tertia Missa Sacerdos, si primam Missam celebraverit, ad Offertorium deveniens, ablato Velo de Calice, hunc parumper versus cornu Epistolæ collocat, sed non extra Corporale; factaque Hostiæ oblatione, non abstergit Calicem Purificatorio, sed eum intra Corporale relinquens leviter elevat, vinum et aquam eidem caute infundit, ipsum Calicem, nullatenus ab intus abstersum, more solito offert.

Secreta

PRopitiáre, Dómine, supplicatiónibus nostris, pro animábus famulórum, famularúmque tuárum, pro quibus tibi offérimus sacrifícium laudis : ut eas Sanctórum tuórum consórtio sociáre dignéris. Per Dóminum.

Præfatio Defunctorum.

Communio. IV Esdr. 2, 34 et 35. Lux ætérna lúceat eis, Dómine : * Cum Sanctis tuis in ætérnum : quia pius es. V). Réquiem ætérnam dona eis, Dómine : et lux perpétua lúceat eis. Cum Sanctis tuis in ætérnum : quia pius es.

Postcommunio

PRæsta, quaésumus, Dómine : ut ánimæ famulórum, famularúmque tuárum, his purgátæ sacrificiis, indulgéntiam páriter et réquiem cápiant sempitérnam. Per Dóminum.

 

AD TERTIAM MISSAM

Oratio

DEus, véniæ largítor et humánæ salútis amátor : quaésumus cleméntiam tuam; ut ánimas famulórum famularúmque tuárum, quæ ex hoc saéculo transiérunt, beáta María semper Vírgine intercedénte cum ómnibus Sanctis tuis, ad perpétuæ beatitúdinis consórtium perveníre concédas. Per Dóminum.

Lectio libri Apocalýpsis beáti Joánnis
Apóstoli              Apoc. 14, 3

IN diébus illis : Audívi vocem de cælo, dicéntem mihi : Scribe, Beáti mórtui, qui in Dómino moriúntur. Amodo jam dicit Spíritus, ut requiéscant a labóribus suis : ópera enim illórum sequúntur illos.

Graduale. IV Esdr. 2, 34 et 35. Réquiem ætérnam dona eis Dómine : et lux perpétua luceat eis. V). Ps. 111, 7. In memória ætérna erit justus : ab auditióne mala non timébit.

Tractus. Absólve, Dómine, ánimas ómnium fidélium defunctórum ab omni vínculo delictórum. V). Et grátia tua illis succurénte, mereántur evádere judícium ultiónis. V). Et lucis ætérnæ beatitúdine pérfrui.

Sequentia Dies iræ, dies illa, ut supra.

Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Joánnem           Joann. 6, 51-55

IN illo témpore : Dixit Jesus turbis Judæórum : Ego sum panis vivus, qui de cælo descéndi. Si quis manducáverit ex hoc pane, vivet in ætérnum : et panis, quem ego dabo, caro mea est pro mundi vita. Litigábant ergo Judaéi ad ínvicem, dicéntes : Quómodo potest hic carnem suam dare ad manducándum? Dixit ergo eis Jesus : Amen, amen dico vobis : Nisi manducavéritis carnem Fílii hóminis, et bibéritis ejus sánguinem, non habébitis vitam in vobis. Qui mandúcat meam carnem et bibit meum sánguinem, habet vitam ætérnam : et ego resuscitábo eum in novíssimo die.

Offertorium. Dómine Jesu Christe, Rex glóriæ, líbera ánimas ómnium fidélium defunctórum de pœnis inférni, et de profúndo lacu : líbera eas de ore leónis, ne absórbeat eas tártarus, ne cadant in obscúrum; sed sígnifer sanctus Míchaël repræséntet eas in lucem sanctam : * Quam olim Abrahæ promisísti, et sémini ejus. V). Hóstias et preces tibi, Dómine, laudis offérimus : tu súscipe pro animábus illis, quarum hódie memóriam fácimus : fac eas, Dómine, de morte transíre ad vitam. Quam olim Abrahæ promisísti, et sémini ejus.

Secreta

DEus, cujus misericórdiæ non est númerus, súscipe propítius preces humilitátis nostræ : et animábus ómnium fidélium defunctórum, quibus tui nóminis dedísti confessiónem, per hæc sacraménta salútis nostræ, cunctórum remissiónem tríbue peccatórum. Per Dóminum.

Præfatio Defunctorum.

Communio. IV Esdr. 2, 34 et 35. Lux ætérna lúceat eis, Dómine : * Cum Sanctis tuis in ætérnum : quia pius es. V). Réquiem ætérnam dona eis, Dómine : et lux perpétua lúceat eis. Cum Sanctis tuis in ætérnum : quia pius es.

Postcommunio

PRæsta, quaésumus, omnípotens et miséricors Deus : ut ánimæ famulórum famularúmque tuárum, pro quibus hoc sacrifícium laudis tuæ obtúlimus majestáti; per hujus virtútem sacraménti a peccátis ómnibus expiátæ, lucis perpétuæ, te miseránte, recípiant beatitúdinem. Per Dóminum.

Pubblicato il Calendario | Commenti disabilitati su 2 novembre 2024 Morti

1° novembre 2024 Ognissanti

1° Novembre. Festa di tutti i Santi
Hymnus ómnibus Sanctis ejus : fíliis Israël, pópulo
appropinquánti sibi : glória hæc est ómnibus Sanctis ejus.

 

1° Novembre Calende

Venerdì

Festa di Tutti i Santi

Doppio di prima classe con Ottava comune. Messa «Gaudeámus … Sanctórum ómnium».

 

Die 1 Novembris

IN FESTO

OMNIUM SANCTORUM

 Duplex I classis cum Octava communi

Introitus

GAudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre Sanctórum ómnium : de quorum sollemnitáte gaudent Angeli, et colláudant Fílium Dei. Ps. 32, 1. Exsultáte, justi, in Dómino : rectos decet collaudátio. V). Glória Patri. Gaudeámus.

Oratio

OMnípotens, sempitérne Deus, qui nos ómnium Sanctórum tuórum mérita sub una tribuísti celebritáte venerári : quaésumus; ut desiderátam nobis tum propitiatiónis abundántiam, multiplicátis intercessóribus, largiáris. Per Dóminum.

Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis
Apóstoli                  Apoc. 7, 2-12

IN diébus illis : Ecce ego Joánnes vidi álterum Angelum ascendéntem ab ortu solis, habéntem signum Dei vivi : et clamávit voce magna quatuor Angelis, quibus datum est nocére terræ, et mari, dicens : Nolite nocére terræ, et mari, neque arbóribus, quoadúsque signémus servos Dei nostri in fróntibus eórum. Et audivi númerum signatórum, centun quadragínta quatuor míllia signáti, ex omni tribu filiórum Israël. Ex tribu Juda duódecim millia signáti. Ex tribu Ruben duódecim míllia signáti. Ex tribu Gad duódecim míllia signáti. Ex tribu Aser duódecim míllia signáti. Ex tribu Néphthali duódecim millia signáti. Ex tribu Manásse duódecim míllia signáti. Ex tribu Símeon duódecim míllia signáti. Ex tribu Levi duódecim millia signáti. Ex tribu Issachar duódecim millia signáti. Ex tribu Zabulon duódecim míllia signáti. Ex tribu Joseph duódecim signáti. Ex tribu Bénjamin duódecim míllia signáti. Post hæc vidi turbam magnam, quam dinumeráre nemo póterat, ex ómnibus géntibus, et tríbubus, et pópulis, et linguis : stantes ante thronum, et in conspéctu Agni, amícti stolis albis, et palma in mánibus eórum : et clamábant voce magna, dicéntes : Salus Deo nostro, qui sedet super thronum, et Agno. Et omnes Angeli stabant in circúitu throni, et seniórum, et quatuor animálium : et cecidérunt in conspéctu throni in facies suas, et adoravérunt Deum, dicéntes : Amen. Benedíctio, et cláritas, et sapiéntia, et gratiárum áctio, honor, et virtus, et fortitúdo Deo nostro in saécula sæculórum. Amen.

Graduale. Ps. 33, 10 et 11. Timéte Dóminum, omnes sancti ejus : quóniam nihil deest timéntibus eum. V). Inquiréntes autem Dóminum, non defícient omni bono.

Allelúja, allelúja. V). Matth. 11, 28. Venite ad me, omnes qui laborátis, et oneráti estis : et ego refíciam vos. Allelúja.

+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Matthaéum               Matth. 5, 1-12

IN illo témpore : Videns Jesus turbas, ascéndit in montem, et, cum sedísset, accessérunt ad eum discípuli ejus, et apériens os suum, docébat eos, dicens : Beáti páuperes spíritu : quóniam ipsórum est regnum caelórum. Beáti mites quóniam ipsi possidébunt terram. Beáti qui lugent : quóniam ipsi consolabúntur. Beáti qui esúriunt et sítiunt justítiam : quóniam ipsi saturabúntur. Beáti misericórdes : quóniam ipsi misericórdiam consequéntur. Beáti mundo corde : quóniam ipsi Deum vidébunt. Beáti pacifici : quóniam fílii Dei vocabúntur. Beáti qui persecutiónem patiúntur propter justítiam : quóniam ipsórum est regnum cælórum. Beáti estis cum maledíxerint vobis, et persecúti vos fúerint, et díxerint omne malum advérsum vos, mentiéntes, propter me : gaudéte, et exsultáte, quóniam merces vestra copiósa est in cælis.

Credo.

Offertorium. Sap. 3, 1-2 et 3. Justórum ánimæ in manu Dei sunt, et non tanget illos torméntum mortis : visi sunt óculis insipiéntium mori : illi autem sunt in pace, allelúja.

Secreta

MÚnera tibi, Dómine, nostræ devotiónis offérimus : quæ et pro cunctórum tibi grata sint honóre justórum, et nobis salutária, te miseránte, reddántur. Per Dóminum.

Præfatio communis.

PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.

VEre dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, Pa­ter omnípotens, ætérne Deus : per Christum Dómi­num nostrum. Per quem majestátem tuam láudant An­geli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsul­tatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti júbeas, deprecámur, súpplici confessióne di­céntes :

Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.

Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Communio. Matth. 5, 8-10. Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt : beáti pacífici, quóniam fílii Dei vocabúntur : beáti qui persecutiónem patiúntur propter justítiam, quóniam ipsórum est regnum cælórum.

Postcommunio

DA quaésumus Dómine, fidélibus pópulis ómnium Sanctórum semper veneratióne lætári : et eórum perpétua supplicatióne muníri. Per Dóminum.

Infra Octavam Missa ut in Festo, et pro Orationibus juxta diversitatem Temporum assignatis, dicitur 2ª Oratio de Spiritu Sancto, 3ª contra persecutores Ecclesiæ vel pro Papa.

Pubblicato il Calendario | Commenti disabilitati su 1° novembre 2024 Ognissanti

Programma aggiornato del XIII Pellegrinaggio Internazionale Ad Petri Sedem, Roma, 25-27 ottobre 2024

Anche quest’anno il Coetus Internationalis Summorum Pontificum – di cui Una Voce Italia è membro fondatore – organizza il Pellegrinaggio ad Petri Sedem nell’Urbe dal 25 al 27 ottobre. La processione alla basilica di S. Pietro in Vaticano non sarà seguita dalla Messa.

 

Venerdì 25 ottobre 2024

17:30 Vespri pontificali alla Basilica di S. Maria ad Martyres (Pantheon) officiati da mons. Marian Eleganti

 

Sabato 26 ottobre 2024

(7:15 Messa alla chiesa della Ss.ma Trinità dei Pellegrini)

10 Rosario alla Basilica dei SS. Celso e Giuliano

10:30 Partenza della processione verso la Basilica di S. Pietro in Vaticano, alla quale si unirà il card. Gerhard Ludwig Müller

11:30 Arrivo alla Basilica di S. Pietro

12 Canto del Credo e venerazione delle reliquie dell’apostolo Pietro

12:30 Benedizione col Santissimo Sacramento all’altare della Cattedra in Basilica

 

Domenica 27 ottobre 2024 Festa di Cristo Re

11 Messa di chiusura alla chiesa della Ss.ma Trinità dei Pellegrini, celebrata da mons. Marian Eleganti

16 Messa alla chiesa di S. Anna al Laterano, celebrata da mons. Marco Agostini.

 

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La mattina di venerdì 25 ottobre alle ore 9 si terrà il IX Incontro Pax Liturgica presso l’Istituto Patristico Augustinianum (Via Paolo VI 25, di fronte al Sant’Uffizio). Ci saranno i seguenti interventi: alle 9:45 apertura dei lavori con l’introduzione di Rubén Peretó Rivas, direttore del Centro Internazionale di Studi Liturgici (CIEL), cui seguirà l’indirizzo di benvenuto dell’abbé Claude Barthe, assistente ecclesiastico del Coetus Internationalis Summorum Pontificum; alle 10 «Ho aperto gli occhi. La scoperta della Tradizione della Chiesa» di suor Trinitat Cabrero ov, Santuario di Nostra Signora di Refet (Spagna); alle 10:50 «La resistenza a Traditionis Custodes: preghiere, istanze, dichiarazioni, ecc. » di Jean-Pierre Maugendre, presidente di Renaissance Catholique (Francia); alle 11:30 «Europa e cristianesimo: bilancio e prospettive» di S. Em.za Gerhard Card. Müller; alle 12:30 sarà imbandito il pranzo; alle 14 «Il “Foro Romano” e il regno sociale di Cristo» di John Rao, St. John’s University (Nuova York); alle 14:50 «Home Sweet Home. Il ritorno a casa attraverso la bellezza della liturgia» della sig.ra Yeng Pin Chan (Londra); alle 15:30 «Conclusione: anche se noi non abbiamo ancora vinto, loro hanno perso» di Christian Marquant, presidente di Paix Liturgique. Fine dei lavori alle ore 16, trasferimento dei partecipanti al Pantheon per l’apertura del Pellegrinaggio Ad Petri Sedem con i vespri pontificali.

 

Cfr. summorum-pontificum.org

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29 settembre 2024 Dedicazione di S. Michele Arcangelo


Beati Archángeli tui Michaélis intercessióne suffúlti :
súpplices te, Dómine, deprecámur;
ut, quod ore proséquimur, contingámus et mente.

 

29 Settembre terzo delle Calende di Ottobre

Domenica Diciannovesima dopo la Pentecoste

Dedicazione di san Michele Arcangelo

Doppio di prima classe. Paramenti bianchi. Messa «Benedícite Dóminum».

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In memoriam Ornella Masi

 

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Nella notte tra il 19 e il 20 settembre 2024 è scomparsa a Napoli la dottoressa Ornella Masi, presidente della Sezione partenopea di Una Voce Italia.

L’associazione tutta partecipa al lutto di Soci, familiari e amici e si unisce al suffragio.

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Don Rino Lavaroni. Ricordo dello storico cappellano della Messa in rito antico a Udine

Il giorno 15 Agosto 2024, festa in cui commemoriamo la preziosa morte, e gloriosa Assunzione al Cielo della Beatissima Vergine Maria, verso le tre del pomeriggio, circa horam Nonam (Matth. 27,46), l’ora in cui morì nostro Signore, ha reso l’anima a Dio, in pace e in preghiera, don Rino Lavaroni, all’età di ottantun’anni.

Nato a Remanzacco (Udine) il 16 Aprile 1943, entrato bambino nel Seminario di Udine, di cui assistette all’inaugurazione del nuovo palazzo nel 1956 alla presenza del card. Roncalli, ordinato sacerdote il 2 Aprile 1967, svolse il suo ministero per gran parte fuori dal Friuli: prima in Toscana, nella Diocesi di Prato, per la quale fu ordinato, poi, per trentacinque anni, negli Stati Uniti d’America, nell’Arcidiocesi di Newark: in ultimo fu parroco presso la comunità italiana del Sacratissimo Rosario in Jersey City.

Nel 2001 fu testimone dell’attentato terroristico alle Torri Gemelle, forte esperienza su cui rilasciò più volte interviste.

In seguito, tornato in Italia, superò una grave malattia, cui ne succedettero altre,
sopportate cristianamente e vinte, sino all’ultima, che gli fu fatale.

Nonostante fosse rimpatriato per ragioni di salute, stabilendosi nella casa paterna di Remanzacco, e già avanzando l’età, non rinunziò al suo santo servizio di pastore.

Non solo collaborava con la sua parrocchia, e quella della vicina Cerneglons, ma
regolarmente prestava servizio in diverse realtà friulane che richiedevano il suo aiuto, presenziava a pellegrinaggi e incontrava varii gruppi di persone che si riunivano per pregare. Si rese disponibile a celebrare a Udine, avendola già rimessa in pratica nel Nuovo Mondo, la Messa in rito antico, servizio che rese per quindici anni. La Messa in latino era organizzata allora dalla Sezione Udinese dell’Associazione Una Voce nella chiesa di S. Spirito delle Ancelle della Carità. Qui don Rino cantò Messa per oltre un decennio, fino al trasferimento, nel 2022, a S. Bernardino, chiesa annessa al Seminario Arcidiocesano, dov’egli aveva ricevuto gli Ordini Minori sino al Suddiaconato, e che a suo tempo curò come sagrista e cerimoniere.

Ricordiamo l’aneddoto che il defunto Padre spesso raccontava, riguardo a come avesse ripreso a celebrare la messa nell’antico rito. Durante il suo ministero a Jersey City, la comunità che celebrava il rito tradizionale si trovò in ambasce per un’improvvisa assenza del sacerdote che avrebbe dovuto dire la Messa domenicale. Accorsero quindi da don Rino, che trovarono disponibile in breve. Gli chiesero con urgenza di celebrate la santa Messa, perché i fedeli l’attendevano e altrimenti ne sarebbero stati privati. Il caro Padre non ha saputo negarsi a una tale richiesta; era preoccupato, però, di non celebrare degnamente la vecchia Messa, dopo anni d’oblio. Conviene infatti ricordare che don Rino
visse la tradizionale liturgia in latino nella sua giovinezza, e alla sua Ordinazione
sacerdotale era in uso il rito romano riformato del 1965, che, pur in parte modificato, molto ancora manteneva dei testi e delle cerimonie antichi, e rimase in uso per meno di cinque anni, sino all’introduzione del nuovo Messale di Paolo VI. Il cerimoniere locale allora promise di guidarlo attentamente. Cominciata quindi la sacra liturgia, don Rino si ricordò man mano i gesti e le parole di quella cerimonia, che per anni aveva frequentato e servito, e d’allora si aprì una nuova prospettiva. Il rito romano antico rimase sempre nel suo cuore.

Don Rino Lavaroni canta la Messa tridentina a Jersey City.Don Rino si è sempre sentito fortemente impegnato nel suo ministero sacerdotale, sino alla fine. Amava la predicazione: a Udine teneva delle lunghe omelie, che si sentiva essere molto personali, nelle quali non solo esprimeva chiaramente i valori cristiani di sempre, ma li arricchiva di spiritualità vissuta, e rendeva gli ascoltatori partecipi dell’esperienza di cui aveva fatto tesoro. Trasmetteva una spiritualità semplice e intensa, accessibile a tutti gli uomini di buona volontà, sì come é universale la chiamata di Cristo alla santità. Pure
illustrando bene le ricchezze della fede, non si esprimeva con barocchismi di linguaggio o di ragionamento, ma soprattutto si teneva lontano dalle vuote parole e dalla debolezza di pensiero, di cui oggi tanto facilmente si accusano i preti, e dall’ipocrisia, che non aveva timore di criticare.

Egli, però, si segnalava sopra tutto per la grande disponibilità. Era pronto ad andare dove lo avessero chiamato, se le forze glielo consentivano; non negava mai una confessione, perché sapeva che con Dio, per il pentimento e la grazia, non esistono orarii; ben volentieri riceveva i fedeli che volevano scambiare delle parole o chiedevano benedizioni. La volta che si negava, era perché aveva già preso un impegno con altri. A casa sua passava continuamente della gente, o perché richiedevano del suo aiuto, o perché gli volevano bene portandogli vivande fresche, che aveva piacere di condividere, o per dargli una mano con i tanti piccoli lavori di cui necessita una casa.

Don Rino amava sopra tutto il santo sacrificio della Messa. Chi è venuto alle messe «tridentine» a Udine, ha visto don Rino anche salire all’altare a fatica, negli ultimi tempi, reggendosi a un bastone, quando nemmeno lui credeva che ce l’avrebbe fatta: non dubitiamo che il Signore gli abbia reso in qualche momento la forza dell’antica giovinezza per quelle parole Introibo ad altare DeiAd Deum, qui lætificat juventutem meam etc., che si recitano all’inizio della Messa, pur nell’estrema sua vecchiaia. Quelle parole, poste coll’intero salmo 42 al principio di ogni s. Liturgia da Pio V nel 1570, uniformando la consuetudine medievale di recitarle in privato prima del rito, significano l’eterna giovinezza
in Dio dei servi a lui fedeli, che sarà vissuta perfettamente solo in Cielo. Si é visto, pure, il caro trapassato Padre più volte cantar Messa con cappotto e sciarpa sotto i paramenti in una chiesa gelata dal freddo invernale: egli sapeva che, a suo tempo, era l’unica risorsa della Messa in rito antico e ha compiuto ogni sforzo per tale apostolato, così come per aiutare il prossimo, sino quasi a star male. Come potranno non andare a lui i nostri suffragi, e noi non preservare la sua memoria nelle nostre preghiere?

Contuttociò si aggiunge ch’egli era persona amabile e aveva sempre il sorriso per un viso nuovo o un vecchio amico, una carezza per ogni bambino. Apprezzava l’arte e la bella musica.

Ora che è morto tante persone ne sentiranno la mancanza, ma negli ultimi giorni esse hanno fatto sentire a lui la loro vicinanza. All’ospedale la sua stanza é stata continuamente visitata da tanti amici, o, per meglio dire, figli, accolti con cordialità, e un fil di voce. Anche se non riusciva quasi a parlare, persino il giorno prima di morire dava i suoi consigli, citava le ss. Scritture, e pregava incessantemente: è stato edificante per chi gli stava attorno. Tra le sue ultime parole vi sono state, oltre all’esortazione alla carità verso tutti, quelle di s.
Paolo, che egli aveva fatto suo motto: Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi (II Tim. 4, 7). Ho combattuto la buona battaglia, ho compiuto la mia carriera, ho conservato la fede.

Don Rino ha dimostrato la sua devozione alla Messa in latino anche in morte, facendosi seppellire rivestito dei paramenti tradizionali del rito antico.

Vegliato per tutta la notte e tumulato nella tomba di famiglia nel cimitero di Remanzacco, dopo partecipatissime esequie, speriamo ora che il sacerdote di Dio abbia la sua ricompensa in cielo, considerando quanto ha donato ai mortali su questa terra.

Vogliamo quindi aggiungere, parafrasando il seguito della citata lettera paolina, che, per quel che resta, è pronta per lui la corona della giustizia, che gli darà in quel giorno il Signore, il giusto giudice, e non solo a lui ma a tutti quelli che amano la sua venuta.

In reliquo deposita est mihi corona justitiæ, quam reddet mihi Dominus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui diligunt adventum ejus (II Tim. 4, 8).

Una Voce Udine

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