Parecchi anni fa il Bollettino nazionale di Una Voce Italia pubblicava questa recensione, di un libro che, allora, era ancora disponibile nel catalogo della Libreria Editrice Vaticana. Oggi chi volesse leggerlo lo potrà cercare in qualche biblioteca o, non senza difficoltà, nell’antiquariato. Ma l’associazione Una Voce mantiene vivo l’interesse per le sacre Stazioni romane, indicate nell’antico messale, e per le preci stazionali nella forma tradizionale.
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Placido Lugano, osb – Le sacre Stazioni romane per la Quaresima e l’Ottava di Pasqua. Notizie storiche e preci stazionali – Città del Vaticano, Libreria Ed. Vaticana, 1960, IV ed., pp. 120, L. 1100.
Nel desolante panorama di crisi in cui versa oggi la Chiesa, un capitolo a sé forma la situazione della stampa e dell’editoria cattolica che troppo spesso di cattolico non conserva che il nome. Con ciò non si dice nulla di nuovo, sono fatti noti da parecchi anni. Salvo eccezioni costituite il più delle volte da case editrici minori dichiaratamente «controcorrente», i nuovi libri sono comunemente tributari dell’idolo del c.d. progressismo, vale a dire dell’indirizzo liberale e modernista oggi dominante.
I libri cattolici non si ristampano più, al massimo se ne fanno nuove edizioni con pretesi «aggiornamenti secondo il Concilio Vaticano II», il che significa introduzioni tendenziose, «nuove» traduzioni, tagli e interventi deformanti anche sostanziali: di esempi ce ne sono parecchi. Così stando le cose è legittimo formulare un paradosso: è molto meglio leggere i libri vecchi piuttosto che i nuovi. E per fortuna alcune edizioni assai valide, risalenti a vent’anni fa e oltre, si trovano ancora anche fuori dell’antiquariato. È il caso di questo volumetto di dom Placido Lugano, ancora nel catalogo della Libreria Editrice Vaticana con il n. 2114. Vi si propone una guida alla visita delle Stazioni quaresimali e della settimana di Pasqua nelle chiese dell’Urbe, anche se è soprattutto alle prime che viene dedicata una più ampia esposizione che chiarisce il significato e l’importanza sempre annessi dalla Chiesa al sacro tempo del digiuno. Dopo una breve ma densa introduzione sono riportate le preci stazionali e, sotto ogni singolo titolo, notizie storiche essenziali, le reliquie insigni dei martiri e le orazioni della Messa del giorno, oltre a un commento di Epistola e Vangelo, con esatta rispondenza al carattere di preghiera, penitenza e istruzione sacra proprio della quaresima. Nello spazio limitato di un volumetto tascabile si ritrova davvero quanto può tornare più proficuo a chi pratica la visita della chiesa indicata dal Missale Romanum tradizionale.
Nella liturgia romana con “stazione” si intende la chiesa ogni giorno diversa nella quale, per tutta la quaresima, l’ottava di Pasqua e altri importanti giorni liturgici, il Pontefice insieme con il clero e il popolo romano si recava processionalmente. All’ora fissata tutti si raccoglievano nella chiesa stabilita per l’adunanza (collecta), e dopo l’orazione ad collectam moveva la processione, preceduta dalla croce stazionale, al canto delle litanie dei santi: giunti alla chiesa designata per la statio, il Papa celebrava la Messa solenne.
Il termine statio si ritrova nell’antico linguaggio militare romano ove significa “posto di guardia”, “sentinella”. Nel linguaggio dei cristiani fin dai primi tempi indicò l’adunanza dei fedeli per la celebrazione dei divini misteri.
Il richiamo alla militia fu particolarmente caro ai Padri della Chiesa: «alla stazione liturgica, specialmente quaresimale, – annota l’A. – si accompagnò fin dall’origine il significato di vigilanza, di penitenza e di preghiera, fatta in comune. Tertulliano trovò giusto il paragone, perché i cristiani sono la milizia di Dio» (p. 9). Leggiamo infatti nel de oratione (19, 5): si statio de militari exemplo nomen accepit (nam et militia Dei sumus).
Uno dei caratteri peculiari della liturgia stazionale è il grande rilievo attribuito al culto dei martiri. Questo pellegrinaggio orante, durante il quale si invocava l’intercessione dei santi, per le vie dell’Urbe e nelle sue chiese venerande manteneva vive nei singoli luoghi le memorie di coloro che avevano dato la vita per Cristo: essi, secondo l’espressione ambrosiana (de virginitate 18, 12), sono il vero tesoro della Chiesa.
Oggi le visite stazionali, come le pratiche della sacra quaresima, e in primo luogo il digiuno, sono state abbandonate, mentre in campo liturgico tengono banco lo squallore dissacrante e la vuota “creatività” (ormai in chiesa è più facile veder «celebrare» il carnevale che la quaresima). Ma nonostante e al di là di tutto ciò proprio questa piccola guida può riuscire oltremodo utile non soltanto alla pietà di chi trovandosi in Roma abbia la possibilità di recarsi di persona sulle orme degli antichi cristiani alle chiese stazionali, ma alla edificazione di tutti coloro che intendono mantenersi fedeli alla tradizione cattolica, che amano la sacra liturgia romana e desiderano vederne risorgere l’antico severo splendore.
La sua lettura, insieme a quella dell’antico Messale, sarà un valido antidoto contro troppi discorsi pseudosociologici, pauperistici, pacifistici, ecumenistici, e chi più ne ha più ne metta, che durante la quaresima infestano le nostre chiese, mentre invece troppo spesso viene taciuto il richiamo alle realtà spirituali, la necessità della penitenza, ciò che solo è essenziale per la salvezza dell’uomo.
Fabio Marino
Cfr. «Una Voce Notiziario», 83-84, 1988, pp. 18-19.