Questa veglia ci viene attestata fin dal IV secolo dalla vita di santa Melania giuniore, dov’è narrato che, essendo la Santa ancor fanciulletta, i suoi genitori perciò non vollero punto condurvela. Allora Melania si ritirò nell’oratorio domestico, ed in onore di Lorenzo fece per conto suo la veglia siccome meglio seppe.
Conosciamo il tipo di queste vigilie Romane, rimaste in parte nel Messale per il Sabato Santo e pei sabati dei Quattro Tempi. Esse sono assai più antiche che non i Notturni salmodici popolarizzati poi dai monaci, e constavano d’un numero determinato di letture scritturali, intercalate da salmi responsoriali e da collette episcopali. Come spuntava l’aurora, si offriva il divin Sacrificio e si scioglieva altresì il digiuno.
Il Sacramentario Leoniano ci conserva varie formole di messe per la vigilia di questa notte, donde si rileva l’immenso culto che san Lorenzo riscosse in Roma, quant’altri mai dopo i Principi degli Apostoli.
La tradizione della messa vigiliare si perpetuò attraverso i Sacramentari Gelasiano, Gregoriano, l’indice Evangelico di Würzburg, ecc., sino al nostro odierno Messale. Anzi, quando nel tardo medio evo le vigilie delle grandi feste vennero anticipate insin dal pomeriggio del giorno precedente, san Lorenzo ebbe la sua messa in vigilia, e poi un’altra prima missa in nocte.
(A. I. SCHUSTER, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – VIII. I Santi nel mistero della Redenzione [le Feste dei Santi dall’Ottava dei Principi degli Apostoli alla Dedicazione di san Michele], Torino-Roma, Marietti, 1932, pp. 157-158)