Alfredo Ildefonso Schuster, 22 Novembre. LA DEDICAZIONE DEL TITULUS CAECILIAE NEL TRASTEVERE

Giusta il Geronimiano, il natale et passio sanctae Caeciliae ricorrerebbe il 16 settembre. Siccome però quel giorno è già occupato dalle feste dei santi Cornelio e Cipriano e della vergine Eufemia di Calcedonia, invalse per tempo l’uso di rimandarne la solennità al 22 novembre, in cui ricorre appunto la dedicazione del titulus Caeciliae nel Trastevere. Questo è precisamente lo stato della liturgia romana rappresentato dal Sacramentario Leoniano, dove ai 22 di novembre, sotto il titolo “in natali sanctae Caeciliae” noi ritroviamo ben cinque diversi formulari di messe. Tanta ricchezza e magnificenza di formule, ci garantiscono la celebrità del culto della Martire in Roma, dove nel V secolo il Papa stesso in questo giorno celebrava la messa stazionale nella basilica del Trastevere. Quest’ultima circostanza locale ci viene attestata dal biografo di papa Vigilio nel Liber Pontificalis, il quale descrive la cattura del Pontefice da parte dei soldati di Giustiniano a cagione della questione dei Tre Capitoli, proprio mentre nel 538 Vigilio celebrava in questo giorno la sinassi stazionale nel Titulus Caeciliae, in prossimità della ripa del Tevere.

Il Papa venne dunque trascinato nella barca; ma siccome egli dopo la Comunione non aveva ancora recitata l’estrema benedizione, o oratio super populum, cosi questo cominciò a tumultuare, che si desse almeno tempo al Pontefice di lasciare a Roma la sua benedizione. Convenne accondiscendere, e Vigilio recitò lì dalla barca stessa la richiesta “oratio super populum” dopo la quale, risposto amen dai fedeli, i rematori cominciarono a vogare, e la barca si allontanò in fretta dalla riva.

Il titulus Caeciliae, eretto nella casa di Valeriano dov’ella subì il martirio, comparisce nelle liste dei titoli Romani nel 499. Esso sorge sopra un’antica domus romana, ed in questa parte gli atti di santa Cecilia hanno ritrovato negli scavi praticati nel sottosuolo della basilica una imponente conferma topografica. La data del martirio di santa Cecilia è ancora soggetta a controversia; la circostanza però che il titolo transtiberino venne da lei denominato, e che in Roma se ne celebravano le encenie il 22 novembre, ci fa propendere per la fine del III secolo.

La spoglia insanguinata della Martire, venne primitivamente deposta nel cemetero di Callisto, a fianco della cripta papale; nell’821 però Pasquale Ila trasportò nella basilica Trastiberina, dove ancor oggi è venerata a lato di Valeriano e di Tiburzio, lo sposo ed il cognato da lei convertiti alla Fede. Nel 1599 fu fatta la ricognizione del corpo di Cecilia, e fu ritrovato allora disseccato, ma intatto e vestito; ai piedi si trovarono ripiegati gli stessi pannolini che erano già serviti a raccogliere il suo sangue nelle ultime ore della sua tremenda agonia.

Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – IX. I Santi nel mistero della Redenzione (Le Feste dei Santi dalla Dedicazione di san Michele all’Avvento)², Torino-Roma, Marietti, 1932, pp. 168-169.

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