La basilica dell’odierna colletta in onore dei due celebri Anargiri orientali, venne già adattata da Felice IV entro le aule del templum Romuli e del templum sacrae Urbis, ossia archivio della Città. Nel periodo bizantino riscosse immensa venerazione, ed il popolo affluiva al santuario dei due Martiri medici, come a fonte sicura di salute. Lo attestano ancora i versi che Felice IV fece apporre sotto al mosaico absidale:
Martyribus medicis, populo spes certa salutis
Fecit, et ex sacro crevit honore locus.
Optulit hoc Domino Felix antistite dignum
Munus ut aetheria vivat in arce poli.
Dopo il Laterano, a ben inaugurare il digiuno, oggi viene la volta della basilica in exsquiliis, dedicata da Sisto III agli Apostoli Pietro e Paolo, i grandi Patroni di Roma. Sebbene i loro sepolcri siano distinti e si ritrovino ai due estremi capi della città, Roma tuttavia non li ha mai separati nella sua venerazione, e nella liturgia, quando festeggia la memoria dell’uno, unisce subito la commemorazione dell’altro.
E’ degna d’esser notata l’insistenza colla quale il Pontefice fondatore del titolo congiunge insieme le glorie dei due Principi del Collegio Apostolico.
Haec Petri Paulique simul nunc nomine signo
Xystus, Apostolicae Sedis honore fruens.
Unum quaeso, pares, unum duo sumite munus
Unus honor celebrat quos habet una fides.
Più tardi però prevalse il titolo di San Pietro in Vincoli, dalle catene dell’Apostolo Pietro ivi custodite; quelle di san Paolo, giusta quanto attesta san Gregorio Magno, si conservano invece nella Basilica Ostiense.
Le lezioni d’Ezechiele e di san Matteo che si recitano alla messa, rievocano il ricordo del munus pastorale dei due Apostoli, quos operi, vicarios … eidem (cioè a Roma), contulisti praeesse pastores. Sotto l’altare, si conservano altresì delle Reliquie dei sette Martiri Maccabei.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, pp. 59-60.