Già conosciamo la basilica diaconale di san Nicola nel foro olitorio, che nel medio evo divenne una delle chiese più centrali ed importanti di Roma; quando cioè i Pierleoni, gli Orsini, i Frangipani ecc. si furono come acquartierati intorno al Campidoglio. Ivi presso, nel 1099 spirò papa Urbano II, ospite dei Pierleoni, ed il suo corpo ebbe onorifiche esequie appunto in San Nicola in Carcere. L’appellazione «in carcere» risale al medio evo, ma non è da confondersi il carcere «ad Elephantum» del foro olitorio, colle latomie del Tullianum sotto il Campidoglio.
La celebrità del culto di sant’Anastasia, forse più antico in Roma della stessa festa di Natale, fece sì che, sotto l’influsso del Cesarismo bizantino, il suo titolo, il quale veniva appunto considerato come chiesa di corte ai piedi del Palatium imperiale, fosse prescelto per la seconda messa Natalizia e per la seconda stazione quaresimale. Infatti, non sembra punto effetto di pura coincidenza, ché, dopo la basilica esquilina di Pietro e Paolo, succeda subito quella imperiale alle radici del Palatium.
Una tradizione vuole che il titulus Anastasiae, menzionato già in un sinodo del 499, ricordi la casa della Martire; ma non è esclusa l’opinione che si tratti invece d’una semplice identità di nome tra la fondatrice della basilica e la Santa titolare. San Leone I tenne in Sant’Anastasia una vigorosa omilia contro l’eresia d’Eutiche, probabilmente quindi per Natale. La chiesa è decorata di preziosissime Reliquie.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, p. 62.