Veramente il parlare di IV Tempi in quaresima, sembra cosa del tutto superflua, perché i tre giorni di questa settimana consacrati al digiuno IV Temporum rientrano semplicemente nella serie della sacra quarantena e non se ne distinguono punto. Infatti, le antiche fonti romane ci parlano del digiuno del IV, VII e X mese, ed il Pontificale narra di papa Callisto: Hic constituit ieiunium die sabbati ter in anno fieri senza dir nulla dei tre digiuni delle Tempora di Marzo.
La quaresima era un digiuno a parte e non rientrava punto nel ciclo III Temporum, a meno che la prima settimana di questi Quattro Tempi non si fosse fatta coincidere colla quinquagesima, o che l’attuale fissazione del digiuno nella sesta settimana prima di Pasqua non dati da un tempo quando il digiuno pasquale cominciava solo tre settimane prima della grande solennità. In conclusione, o il digiuno di queste Tempora in quaresima è un’appiccicatura priva di speciale significato, o bisogna trovar loro un posto fuori del digiuno pasquale.
Anche le ordinazioni mense martio non sono primitive; la prima volta che se ne discorre è in una lettera di papa Gelasio I ai vescovi della Lucania, mentre ai tempi di Leone I erano permesse il primo giorno di Pasqua.
Comunque sia, a Roma è di rito che nella feria IV precedente la sacra cerimonia, gli scrutini dei candidati al sacerdozio si compiano nella basilica Liberiana, ove si tiene perciò la stazione, quasi a porli sotto il patrocinio di colei che Proclo di Costantinopoli salutò: O templum, in quo Deus sacerdos factus est.
La basilica Liberiana sulla cima dell’Esquilino, in origine venne adattata da papa Liberio dentro un’aula classica, che toglieva il nome da Sicinino; onde Ammiano Marcellino la chiama senz’altro: basilica Sicinini. A tempo di Damaso, essa fu occupata dagli scismatici del partito d’Ursicino. Sisto III la fece restaurare e decorare di mosaici rappresentanti la vita della Vergine; e forse data anche dal suo tempo l’erezione dell’oratorio del Presepe, minuscola riproduzione romana del santuario della natività di Betlehem. Sotto l’altare maggiore è il corpo di san Mattia e quello di sant’Epafra, discepolo di san Paolo a Colossi.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, pp. 64-65.