Santa Maria Transpontina sorgeva, come ci attestano gli scrittori, in capite porticus, cioè tra il ponte Elio ed il portico che conduceva a San Pietro. Ivi presso era il terebinthus Neronis, donde muoveva la processione del clero, quando accompagnava il nuovo imperatore a ricevere la corona in San Pietro dalle mani del Papa. La chiesa venne distrutta forse sotto Pio IV, e quella che attualmente ne porta il nome non è antica, né sorge sul medesimo posto, ma circa trecento metri più in là, verso il Vaticano.
Altra volta questo sabato era aliturgico, dovendosi trascorrere in assoluto digiuno, e la Messa si differiva sino al termine della veglia domenicale che si celebrava a San Pietro. Però già da più secoli la Chiesa, per uno squisito senso di materna condiscendenza, suole anticipare i riti della veglia nella mattinata del sabato.
La stazione nella basilica Vaticana è stata suggerita dall’ idea eminentemente romana che ogni trasmissione di potestà ecclesiastica mercé il conferimento d’un sacro ordine, deriva da Pietro che ne ha la pienezza. Perciò le sacre ordinazioni a Roma debbono essere celebrate in Vaticano, colla differenza che, mentre quella del Papa aveva luogo sullo stesso altare che ricopriva la tomba del principe degli Apostoli, per gli altri, la cerimonia si svolgeva in uno degli oratori annessi.
L’ambiente era estremamente suggestivo; quella basilica, mai sufficientemente rimpianta dagli archeologi, dopo che venne atterrata per dar luogo all’attuale del Bramante e di Michelangelo, era come il trofeo delle vittorie del Cristianesimo sull’impero pagano, là appunto dove Nerone aveva crocifisso il primo Papa. Attorno alla tomba del Pescatore di Galilea elevato da Cristo alla dignità. di pietra fondamentale della Chiesa, dormivano nel loro sonno di morte una corona eletta di Pontefici; tutte le nazioni cattoliche avevano eretto ivi presso degli ospizi pei pellegrini loro connazionali, in modo che si poteva ben dire che il sepolcro di San Pietro era la mèta delle aspirazioni della cristianità, il centro dell’orbe cattolico.
Altra volta, tutto il popolo trascorreva la notte in preghiera, cantando salmi ed ascoltando la recita di dodici brani scritturali, ripetuti così in greco che in latino. La sacra cerimonia era rallegrata però dalle armoniose melodie della schola, dalla sfarzosa luce che pioveva dagli argentei lampadari a diradare le tenebre della notte, e dal profumo degli incensi e degli aromi asiatici, coi quali ad ogni lezione veniva turificata la tomba di san Pietro. San Gregorio Magno ridusse alla metà le primitive dodici lezioni della Pannuchis Romana, ed oggi le cinque letture che precedono l’epistola conservano appunto l’estremo ricordo di questa vetusta solennità notturna.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, pp. 74-75.