L’appuntamento quest’oggi è nella diaconia suburriana di Sant’Agata dei Goti, restituita poi al culto cattolico dal Magno Gregorio. Di lì la processione muoveva al prossimo titolo di Vestina, dedicato sotto Innocenzo I al martire Vitale. Chi è questo Vitale? Probabilmente si tratta d’un Martire romano, arbitrariamente confuso da Adone nel Martirologio coll’omonimo Martire Ravennate, e in tale ipotesi il Titolo consacra il ricordo della sua antica abitazione.
Nella celebre litania septiformis di san Gregorio a tempo della peste, la basilica di Vestina fu destinata come luogo di convegno o di colletta, donde doveva muovere verso San Pietro la processione delle vedove; in antico il suo clero aveva l’amministrazione del cimitero Nomentano in agello dov’era tumulata Agnese.
Nella Messa, la scelta della lezione di Giuseppe calato nella cisterna vuota, e della pericope evangelica dei vignaioli perfidi che lapidano il figlio del padrone, s’ispira agli atti di san Vitale, secondo i quali il Martire sarebbe stato prima sepolto sino alla cintola in una fossa, e quindi ucciso a colpi di pietre.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, p. 92.