La basilica dei martiri Giovanni e Paolo eretta da Bizante e da Pammachio nella casa stessa dove i due titolari subirono la morte per la Fede, è già nota ai lettori. Quella di Santo Stefano che si eleva lì presso e che venne detta in Coelio monte a distinguerla dalle numerose basiliche dedicate a santo Stefano nel centro della città, fu condotta a termine da Giovanni I, che l’adornò pure di mosaici. Verso il 640, quando Nomentum devastato dai Langobardi ebbe perduta qualsiasi speranza d’un pacifico riassetto della sua vita cittadina, papa Teodoro trasferì di là a Santo Stefano sul Celio i corpi dei due martiri locali Primo e Feliciano, in cui onore decorò un piccolo oratorio, di cui ancora adesso è superstite l’abside musiva. Furono questi i primi Martiri che dai cimiteri suburbani – la legge che vietava la tumulazione dei cadaveri nel recinto della città fu generalmente osservata sotto l’impero – fecero il loro trionfale ingresso in Roma cristiana.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, p. 169.