DOMENICA DI PASQUA Stazione a Santa Maria Maggiore.

Durante questa settimana pasquale la liturgia romana è tutta preoccupata da due grandi pensieri, quello della resurrezione di Gesù, e del battesimo amministrato ai neofiti. Sono come due misteri che s’integrano e s’illustrano a vicenda; uno è simbolo dell’altro; uno è il prototipo, l’altro l’immagine, ma che non si comprendono più se vengono separati tra loro, giacché la rigenerazione delle anime alla grazia mediante il battesimo, in un senso spirituale ma pur denso di realtà, è una nuova resurrezione del Cristo nelle sue mistiche membra.

Le stesse feste stazionali di questa settimana hanno un carattere alquanto differente dalle solennità quaresimali; non vi si parla più di digiuni e di penitenze corporali, ma si visitano invece le grandi basiliche romane, conducendovi come in trionfo lo stuolo biancovestito dei neofiti.

Dopo la vigilia pasquale celebrata in Laterano, la prima visita è alla basilica esquilina della Madre di Dio, perché a Lei, prima che ad ogni altro, debbono essere annunziate le gioie della resurrezione; a lei, che più intimamente di qualsiasi creatura, fu a parte della passione di Gesù. Inoltre, le fatiche sostenute nella notte precedente, e il prolisso ufficio vespertino che doveva nuovamente celebrarsi presso il fonte battesimale del Laterano, difficilmente avrebbero permesso al Papa di allontanarsi troppo dal patriarchio per recarsi in processione a San Pietro, dove sarebbe toccata di regola la messa stazionale in questo giorno solenne.

Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – IV. Il Battesimo nello Spirito e nel fuoco (La Sacra Liturgia durante il ciclo Pasquale), Torino-Roma, Marietti, 1930, p. 73.

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