La conclusione delle feste battesimali richiama quest’oggi i neofiti alla basilica Lateranense, presso il Fonte in cui la notte precedente la Pasqua vennero rigenerati. Sono questi gli ultimi momenti della loro infanzia spirituale, giacché domani verranno come slattati, e prenderanno posto fra gli altri fedeli. Perciò l’odierna liturgia stazionale sembra più che mai invaghita del candore della loro innocenza, quasi una tenera madre che si sente rapita alla vaghezza del suo pargoletto.
Oggi, nell’antica liturgia Romana, il Papa distribuiva al popolo gli Agnus Dei di cera benedetta mescolata col santo Crisma, e sui quali si imprimeva l’immagine dell’Agnello di Dio. Questa distribuzione è assai antica e si faceva durante la messa, mentre appunto la scuola dei Cantori cantava l’invocazione Agnus Dei prima del bacio di pace che precede la Comunione.
Nel secolo xiv la cerimonia ci viene cosi descritta: Durante il canto dell’Agnus Dei il Papa distribuisce gli Agnus Dei di cera ai cardinali e ai prelati, ponendoli nelle loro mitre. Terminato poi il divin Sacrificio, egli va nel triclinio e siede a mensa, durante la quale appare sulla soglia un accolito con un bacile d’argento pieno d’Agnus Dei, che gli dice: Domine, Domine, isti sunt agni novelli qui annuntiaverunt alleluia; modo venerunt ad fontes, repleti sunt claritate, alleluia.
Avanzatosi in mezzo alla sala, il chierico ripete il medesimo annunzio; indi fattosi più dappresso al Pontefice, in tono più alto torna a ripetere con ancor maggior insistenza il suo messaggio, deponendo questa volta il bacile sulla mensa papale. Il Papa allora cominciava la distribuzione degli Agnus Dei ai suoi famigliari, ai sacerdoti, ai cappellani, agli accoliti, e ne mandava perfino in dono ai sovrani cattolici.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – IV. Il Battesimo nello Spirito e nel fuoco (La Sacra Liturgia durante il ciclo Pasquale), Torino-Roma, Marietti, 1930, p. 96.