Non ostante il solenne digiuno dei IV Tempi d’Estate, pure l’odierna Messa stazionale ha un carattere spiccatamente festivo e ricorda i tempi di poco posteriori a san Leone Magno, quando alla solennità di Pentecoste essendo stata attribuita un’ottava solenne, simile a quella di Pasqua, il digiuno venne differito di qualche settimana dopo. Per più secoli le due tradizioni romane si disputarono la rivincita; ma finalmente nel secolo xi Gregorio VII, pur conservando all’Ufficio di questa settimana il suo carattere festivo, riportò i IV Tempi di estate al loro antico posto, subito cioè dopo il martedì di Pentecoste.
La stazione è a Santa Maria Maggiore, come di regola a Roma, ogni volta che si debbono compiere gli scrutinii per i candidati al sacerdozio. La Messa colla doppia lezione degli Atti degli Apostoli conserva il ricordo delle antiche Messe stazionali delle ferie IV e VI durante tutto l’anno, quando prima del Vangelo si leggevano altre due lezioni, una dell’antico, l’altra del nuovo Testamento. È importante rilevare che molti secoli prima dell’istituzione della festa del Santissimo Sacramento, già la liturgia romana, immediatamente dopo la solennità della Pentecoste, avesse come orientato la mente e la devozione dei Fedeli verso questo mistero d’amore, così che l’introito ed il vangelo odierno sono eminentemente eucaristici.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – IV. Il Battesimo nello Spirito e nel fuoco (La Sacra Liturgia durante il ciclo Pasquale), Torino-Roma, Marietti, 1930, pp. 167-168.