Card. Prospero Lambertini / Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa 22-23-24
Dei sacri vasi ed altre cose necessarie per celebrare il sacrifizio della messa, cioè calice, patena, corporale, purificatorio, palla, velo, borsa, ampolle, ostia, vino ed acqua
XXII. La rubrica del messale conformandosi al ius comune nel can. Ut calix, de consecrat. alla dist. 1 prescrive che il calice deve essere o d’oro, o d’argento, o almeno avere la coppa d’argento indorata di dentro, e che pure la patena deve essere o d’oro, o d’argento indorato: e che sopra la bocca del calice si dee porre il purificatorio, e sopra quello la patena coll’ostia, la quale si dee coprire colla palla di lino e poi col velo sopra cui si pone la borsa del colore de’ paramenti, entro cui si dee pone il corporale piegato, il quale deve essere di lino puro senza fregio di seta o d’oro, e che il calice e la patena debbono essere essere stati consacrati dal vescovo, ed il purificatorio e la palla benedetti o dallo stesso vescovo, o da chi abbia la facoltà di dare la detta benedizione.
XXIII. Altrove, cioè nella notif. 20 del tom. 1, abbiamo parlato della consecrazione del calice e della patena dimostrando esser questa riservata al vescovo, richiedendosi in essa la sacra unzione, e che la benedizione delle altre cose, nelle quali non si richiede la sacra unzione, può farsi anche da un sacerdote, o per commissione del vescovo, o per delegazione della sacra congregazione de’ Riti secondo le varie sentenze degli autori: e della consecrazione del calice e della patena si parla nel Sacramentario gallicano antico più di mille anni, stampato dal Mabillon nel tom. I del Museo italico alla pag. 389.
XXIV. Per lo che trasportando il ragionamento alle altre cose indicate nel titolo sopradetto, non vi resta molto che discorrere in ordine al primo uso del calice nella santa messa, essendosene servito il Signore
nell’ultima cena quando istituì il santo sacrifizio: “quoniam Dominus Jesus in qua nocte tradebatur, accepit panem, et gratias agens fregit et dixit: accipite et manducate, hoc est corpus meum, quod pro vobis tradetur. Similiter et calicem, postquam coenavit, dicens: hic calix novum testamentum est in meo sanguine”; sono parole di s. Paolo nell’epistola ai corinti. Laonde il giovedì santo, in cui si venera l’istituzione del sacrifizio, viene dagli antichi Padri chiamato Natalis calicis, perché allora il calice uso profano fu da Gesù Cristo trasferito all’uso sacro, ed il calice in cui Gesù Cristo consacrò la santa eucaristia, conservavasi in Gerusalemme sino al tempo di Beda, dal quale anche si raccoglie che era
d’argent0, come può vedersi all’anno 34 num. 62 degli Annali del cardinal Baronio; il che però non è ammesso da s. Giovanni Grisostomo nell’omel. 60 al popolo antiocheno, che così del detto calice scrive: “non erat illa mensa tunc ex argento, nec aureus calix, ex quo sanguinem proprium Christus suis dedit discipulis. Pretiosa tamen erant illa omnia et tremenda, quoniam erant spiritu plena”.
Cfr. P. Lambertini, Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa secondo l’ordine del Calendario Romano, Torino, Speirani e Tortone, 1856, pp. 21-22.