L’odierna Stazione alla basilica dell’Apostolo, più che in relazione alle Reliquie dei Santi Innocenti, che una tradizione voleva si conservassero in quello splendido tempio, s’ispira al concetto delicatissimo dell’antica liturgia, che celebra sempre le grandi solennità dei suoi cicli liturgici con qualche Stazione presso le tombe di san Pietro e di san Paolo. Così fa, ad esempio, nelle tre settimane previe alla quaresima, così per gli scrutini battesimali; così a Pasqua, a Pentecoste, e così pure a Natale. Non è inoltre escluso che oggi,
questa Stazione a San Paolo, dopo quella del 25 dicembre a San Pietro, conservi ancora l’estremo ricordo d’una antichissima festa in onore dei due Principi degli Apostoli, attestataci da parecchi Calendari e feriali orientali del IV secolo.
Non sappiamo quando Roma accolse gl’Innocenti tra i suoi fasti liturgici. Essi già appariscono in questo giorno nel Calendario di Cartagine (V-VI sec.) e nei Sacramentari Leoniano e Gelasiano, mentre nel Calendario Siriaco sono commemorati il 23 settembre. Certamente la festa di Natale assai per tempo ha rievocato ed attratto a sé quella degli Innocenti massacrati da Erode, onde in Roma quest’oggi era giorno di lutto e di penitenza. Gli Ordini Romani prescrivono che il Papa e i suoi assistenti indossino oggi vesti violacee, che i diaconi e suddiaconi rivestano la penula processionale, e che il Pontefice adorni il capo di semplice mitra di candida tela. All’ufficio notturno si sospendeva il canto del Te Deum, alla messa quello del Gloria e dell’Alleluia, tranne che di domenica, e i fedeli si astenevano da cibi di carne o conditi con adipe. Nel secolo XV la corte pontificia celebrava tuttavia l’odierna festa nella Cappella papale, ove si soleva tenere altresì un discorso di circostanza, ma, come lamentano gli Ordini Romani XIV e XV, a poco a poco la tradizione scomparve. Può essere che, come ieri si volle celebrare l’Evangelista d’Efeso nella basilica di Sicinino tra i ricordi del Concilio Efesino, così quest’oggi si sia prescelto di commemorare il pianto di Rachele sui suoi figli nella basilica appunto del più illustre rampollo della tribù di Beniamin, onde ritrovarsi, a dir così, quasi in casa delle innocenti vittime.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – II. L’inaugurazione del Regno Messianico (La Sacra Liturgia dall’Avvento alla Settuagesima), Torino-Roma, Marietti, 1933, p. 177.