La stazione precedente le solenni ordinazioni in Roma, è sempre all’Apostoleion di Pelagio I, e questo, così in omaggio al coro degli Apostoli, la cui missione per l’evangelizzazione del mondo dovrà ormai essere continuata dai leviti di domani, come ancora a cagione della grande celebrità a cui era salita questa veneranda basilica nel primo periodo bizantino. Il Pontificale ne fa suo primo autore papa Giulio I; ma l’edificio, in grazia del danaro bizantino, dovette poi ricevere dei fondamentali restauri sotto i pontefici Pelagio e Giovanni III, così che, scomparso il ricordo di papa Giulio, il tempio passa comunemente come un’opera di Pelagio I, monumento votivo della vittoria riportata da Narsete sui Goti. Nel 1873 scavandosi sotto l’altare centrale, fu trovata una capsella contenente dei frammenti delle ossa dei santi apostoli Filippo e Giacomo misti a residui di balsamo, ivi certamente deposti in occasione della seconda dedicazione della basilica. Nel secolo IX trovarono altresì ricetto in questa chiesa parecchi corpi di antichi Martiri trasportati dal cimitero di Aproniano sulla via Latina i tra cui quello veneratissimo di sant’Eugenia, che perciò conservavasi in uno speciale oratorio attiguo all’Apostoleion.
La colletta, o convegno donde oggi soleva prendere le mosse la processione stazionale prima di giungere all’Apostoleion, doveva essere nel vetusto titolo di San Marco in Pallacinis, che sorge ivi presso. Così almeno è prescritto nelle liste stazionali per il venerdì dei IV Tempi di quaresima, sebbene queste serie delle stazioni nulla contengano a riguardo dell’odierna funzione natalizia.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – II. L’inaugurazione del Regno Messianico (La Sacra Liturgia dall’Avvento alla Settuagesima), Torino-Roma, Marietti, 1933, p. 124.