Primo Vespero di S. Pietro.
Cap. XXXII.
Volendo il Pontefice celebrar la Messa la mattina seguente, canta in questo giorno solennemente il Vespero.
Partitosi per tanto dalla Sala Ducale col solito corteggio del Sagro Collegio, scende in S. Pietro, e fatte le adorazioni all’Altare del Santissimo, e degli Apostoli salle sul Trono, dove riceve all’ubbidienza li Signori Cardinali, li quali dipoi si vestono de’ paramenti Sagri, e dopo Sua Santità dà principio al Vespero, a cui dal nostro Coro si risponde al solito.
Un Auditor di Rota, che la seguente Mattina nella Messa fa il Suddiacono, và appié de i gradini de Soglio, e dà l’intonazione della prima Antifona al Papa; poi dagli Assistenti portatogli il libro, intona l’Antifona Petrus, et Joannes, la quale si ripiglia dal nostro Coro; dopo due Soprani Anziani intonano il Salmo Dixit Domi[82|83]us etc. e terminato, due Contralti Eddomadarj ripetono l’Antifona, che vien proseguita dal Coro. Il Suddiacono suddetto dà la seconda Antifona al Cardinal primo Diacono Assistente nella forma che l’ha data al Papa, poi la terza al Cardinal Vescovo Assistente, la quarta al Cardinal primo Prete, e finalmente la quinta al Cardinal secondo Diacono Assistente.
Il detto Auditor di Rota dice il Capitolo, e poi il Papa intona l’Inno, preintonatogli dal medemo Auditor di Rota, e terminato, due Soprani cantano il Versetto, In omnem terram etc. e il Coro R). Et in fines orbis terræ etc. poi il suddetto Auditore di Rota porta come sopra l’Antifona del Magnificat etc. al Papa, da cui viene intonata, e si ripiglia al solito dal nostro Coro; avverta quì il Signor Maestro di far durare la Cantilena di detta Antifona fin tanto che Sua Santità abbia posto, e benedetto l’incenso, ed allora subito faccia fare la cadenza, ed incominciare il [83|84] Magnificat etc. che mentre si canta dal nostro Coro, il Papa incensa l’Altare, e segue la Funzione come abbiam detto degli altri Vesperi.
La Mattina di San Pietro alla Messa.
Cap. XXXIII.
Viene la Santità Sua in S. Pietro come si è riferito nel giorno di Pasqua, e giunto all’Altar Papale fa breve Orazione, e poi và al piccolo Soglio eretto dalla parte dell’Epistola, dove riceve l’ubbidienza, come si è detto nel giorno di Pasqua, dopo di che s’alza in piedi, e detto piano il Pater noster, e l’Ave Maria, dà principio a terza, dicendo Deus in adiutorium meum intende, a cui il Coro risponde come è notato nel libro; Poscia due Soprani intonano l’Inno Nunc Sancte nobis Spiritus, che si proseguisce dal Coro con sollecitudine, e finito, l’Anziano de’ Soprani intona l’Antifona Argentum, & aurum, e poi i Contralti Eddomadarj il Salmo Le[84|85]gem pone mibi Domine, il Signor Maestro si conterrà nel Salmeggiare nel modo appunto, che abbiam divisato nel giorno di Pasqua. Terminati i trè Salmi, e replicata l’Antifona il Pontefice s’alza in piedi con la Mitra, e un Soprano eletto dall’Anziano dice il Capitolo, e poi due Soprani dicono i Versetti alternando col Coro, come si vede nel libro; dipoi il Papa sede, depone la Mitra, s’alza, e canta Dominus vobiscum. R). Et cum spiritu tuo, e dopo l’Orazione R). Amen; torna Sua Santità a dire Dominus vobiscum. R). Et cum spiritu tuo; alla fine due Soprani dicono Benedicamus Domino R). Deo gratias, e così termina Terza.
La Funzione, che segue và regolata coll’istess’ordine, come nel giorno di Pasqua si è distintamente veduto.
Terminata l’Epistola Greca si dà principio al Graduale, il quale si dee dire adagio, non essendovi la sequenza come nel giorno di Pasqua; il Signor Maestro però dovrà star avvertito, perche le Cerimonie [85|86] sono le medesime, e il Graduale averà il suo termine, come dissi in quella Funzione.
Dopo l’Evangelio la Santità di Nostro Signore oggi felicemente regnante recita un Omelia, terminata la quale si pubblica l’indulgenza, ed il Papa dà la benedizione, a cui si risponde conforme è notato nella tabella del nostro Coro, dipoi Sua Santità intona il Credo. Segue l’Offertorio, che si dee dire andante, indi il Mottetto Tu es Petrus nel libro 130. a carte 174. con seconda parte, e se al Signor Maestro piacerà, potrà farne dire un altro, che stà nel libro 199. a carte 13. Ma pare che il primo sia il migliore, e si deve dire andante; e non bastando, per esser la Funzione assai lunga, il Signor Maestro potrà far replicare, o la prima, o la seconda parte a suo piacere, purche termini al solito tempo degli altri. Poscia segue il tutto come nel giorno di Pasqua, avvertendo però il Signor Maestro, che al Per omnia sæcula sæculorum avanti al Pater noster si risponde Amen. [86|87]
Non v’è communione de’ Cardinali Diaconi, né de’ Principi; onde il Signor Maestro farà terminare il Dona nobis pacem quando il Papa averà sorbito il sangue con la Canna d’oro, e poi farà tacere fino a tanto, che egli scende dal Soglio, perche allora si comincia il Communio, che dovrà esser finito, quando Sua Santità l’averà letto sopra l’Altare.
Se il Papa non celebra, in tal caso tocca al Cardinal Decano, e la Funzione è come le altre ordinarie, sì nella Messa, che nel Vespero.
Prima della Messa il Signor Maestro farà diligenza per sapere se il Papa vuole i Concerti alla Mensa, ed a che ora comanda il Vespero segreto, che dovrà essere allegro, e ben concertato.
Cfr. Andrea Adami da Bolsena, Osservazioni per ben regolare il Coro de i Cantori della Cappella Pontificia. Tanto nelle Funzioni ordinarie, che straordinarie, Roma, Antonio de’ Rossi, 1711, pp. 82-87; è stata mantenuta l’ortografia originale. Vedi unavoce-ve.it