Tra le feste Mariane, quella della dormitio (κοιμησις) sanctae Mariae, o della sua corporea assunzione in cielo, sin da antico fu la più celebre e solenne. Abbiamo già descritto altrove i riti coi quali la si celebrava; basterà quindi di riferire qui la messa che nella basilica Liberiana poneva termine alla lunga processione, o fiaccolata.
L’autore di questa teoria notturna di clero e di popolo, fu Sergio I. Leone IV ne dové semplicemente richiamare in vigore l’uso. Però verso il secolo X la solennità crebbe di proporzioni ed il corteo, invece che da sant’Adriano al foro, partiva addirittura dalla residenza papale del Laterano, colle icone del Salvatore e della Theotocos circondate da centinaia di lumi.
Fuori di Roma, in moltissimi luoghi d’Italia venne ricopiata per la vigilia dell’ Assunzione la commovente costumanza della Città Eterna; ed ancora adesso in alcuni paesi del Lazio, questa sera si formano due processioni, una coll’immagine del Salvatore, l’altra con quella di Maria Santissima, che muovono alla volta una dell’altra. Quando i due cortei s’incontrano, i portatori delle due iconi si scambiano l’amplesso di pace; il celebrante allora offre l’incenso alle sante imagini, il Cristo prende la destra, la Vergine la sinistra, e così in processione trionfale si va ad una qualche chiesa dedicata alla Madonna, ove s’incomincia la festa dell’Assunta. Questo è appunto il rito che si osserva da lunghi secoli a Leprignano, nel territorio dell’abbazia di san Paolo.
Giusta l’XI Ordo Romanus, la mattina del 14 agosto il Papa coi cardinali, digiuni ed a piedi scalzi, si recavano nell’oratorio di san Lorenzo nel Patriarchio, ove facevano sette genuflessioni innanzi l’icone bizantina del Salvatore che ancor oggi vi si custodisce. Allora il Pontefice ne scopriva lo sportello, ed al canto del Te Deum la deponeva in piano, perché nella sera seguente potesse esser portata in processione dai diaconi cardinali.
I vesperi e l’ufficio vigiliare di nove lezioni, in sull’imbrunire venivano cantati a santa Maria Maggiore; quindi il Pontefice e tutto il clero tornavano in Laterano per cominciare la teoria notturna.
(SCHUSTER, Liber Sacramentorum, VIII, pp. 180-181)