GIOVEDI’ DOPO LA DOMENICA DI PASSIONE Colletta a Santa Maria «in via Lata». Stazione a Sant’Apollinare «in Archipresbyteratu».

La diaconia santa Maria sulla Via Lata venne eretta verso i tempi di Sergio I, ed una tradizione medievale, confondendo forse papa Paolo I che vi dové ordinare delle decorazioni, con l’apostolo san Paolo, volle riconoscere in quel luogo la casa tolta in affitto da san Paolo, quando al tempo della sua prima cattività trascorse due anni in Roma insieme con san Luca. La storia però non sa dir nulla sull’ubicazione di tale domicilio apostolico.

La basilica in archipresbyteratu è dedicata in onore di sant’Apollinare patrono celeste dei Ravennati, assai potenti nell’alto medio evo, quando cioè in grazia del soggiorno degli esarchi bizantini in quella città, anche quegli arcivescovi, ad imitazione dei patriarchi ecumenici di Costantinopoli, cominciarono ad atteggiarsi ad altrettanti papi. Bisognava quindi usare gran riguardo verso quei prelati, e fu appunto durante il periodo della loro potenza – quando lo stesso Gregorio Magno nelle funzioni papali attribuì un posto di distinzione all’apocrisario dei metropoliti ravennati in Roma – che sorsero diverse chiese e cappelle in onore di sant’Apollinare. Ve n’era una in Vaticano, un’altra in Laterano, la terza, quella dell’odierna stazione, presso le terme di Severo, un’altra sull’Appia.

Roma, e ne aveva bene il motivo, professando questo culto particolare a sant’Apollinare, metteva in rilievo la circostanza che egli era stato discepolo di Pietro, dal quale aveva ricevuta la missione d’evangelizzare le Romagne; ma non mancarono dei metropoliti di Ravenna i quali tentarono di sottrarsi interamente alla giurisdizione pontificia, tanto che nel Messale Romano il giorno della festa di sant’Apollinare le lezioni non cessano d’inculcare l’umiltà ed il dispregio di quello spirito di prepotente dominazione che caratterizza le autorità secolari.

Sotto l’altare principale della basilica nostra in archipresbyteratu, si custodiscono delle reliquie dei martiri Armeni Eustazio, Mardario, Eugenio, Oreste ed Eusenzio, assai celebri presso gli Orientali.

Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, pp. 165-166.

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