La chiesa di San Giorgio de Belabru alle radici del Palatino, là dove si innalza l’arco di Giano quadrifronte e dove sin dalla remota antichità il volgo pagano andava a prendere le divinazioni, e sino quasi ai tempi nostri la superstiziosa plebe romana veniva a ricercare dalle anime dei giustiziati i numeri che sarebbero usciti alla prossima estrazione del lotto, è già nota ai lettori [v. supra e supra].
La basilica poi di San Crisogono in Trastevere, vicino al classico escubitorio dei Vigiles, conserva sotto il presbiterio il ricordo dell’abitazione dell’omonimo Martire, e risale ai tempi Costantiniani. Il periodo bizantino contribuì senza dubbio a sviluppare e a render popolare il culto di questo Martire Aquileiese, il cui nome, per speciale privilegio, penetrò persino nei dittici pontificali della messa romana.
Gregorio III circa l’anno 731 restaurò la chiesa e vi eresse attiguo un monastero che dedicò altresì ai martiri Stefano e Lorenzo. Più tardi, verso il 1123, il cardinal titolare Giovanni da Crema sopraelevò il tempio, riedificandolo con proporzioni minori, sicché gli avanzi della primitiva basilica rimangono ora a qualche profondità dall’attuale livello del pavimento.
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, p. 154.