La stazione all’«Apostoleion» romano nei venerdì dei IV Tempi è di regola, e la ragione di tale preferenza va forse ricercata nella circostanza, che l’istituzione di questa solennità – nel IV secolo la feria VI era aliturgica anche a Roma – coincide quasi coi primi tempi della fondazione del celebre tempio, che durante il periodo bizantino salì in Roma a si alto grado di celebrità.
Giova tuttavia notare, che l’aliturgia romana del venerdì non è primitiva, giacché sappiamo da Tertulliano che nel terzo secolo le due ferie ebdomadarie quarta e sesta, nelle quali cioè si celebrava la statio col digiuno sino a nona, venivano precisamente solennizzate coll’offerta dell’Eucaristico Sacrificio. Non è impossibile che il digiuno dei Tre Tempi nel mercoledì, venerdì e sabato abbia qualche addentellato con quest’antica consuetudine romana di digiunare tre giorni alla settimana.
Però l’austera devozione dell’età apostolica col tempo venne a rallentarsi, onde papa Callisto, mitigandone il rigore, la restrinse alle sole ferie della mietitura, della vendemmia e della svinatura, tanto più che così veniva a corrispondere ai digiuni biblici del terzo, sesto e decimo mese. Nei documenti liturgici del medio evo sono numerose le tracce di questa santificazione settimanale dei mercoledì, venerdì e sabato, le cui lezioni alla messa vengono comunemente indicate negli antichi Capitula d’origine Romana.
Cfr. A. I. SCHUSTER, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – V. Le nozze eterne dell’Agnello (La Sacra Liturgia dalla Domenica della Trinità all’Avvento), Torino-Roma, Marietti, 1930, pp. 174-175.