Al tempo di san Leone Magno, quando le ferie quaresimali non avevano ancora tutte la propria liturgia eucaristica, questo mercoledì della Settimana Santa era però sicuramente santificato dalla messa stazionale, giacché abbiamo tutta una serie d’Omilie del grande Pontefice recitate in feria IV hebdomadae maioris, in cui l’autore riprende a svolgere innanzi al popolo romano l’ampio tema della passione del Signore, rimasto interrotto la domenica precedente. È segno dunque che dalla domenica alla feria IV non v’era stata alcun’altra sinassi intermedia; anzi, da principio, la stessa stazione del mercoledì santo doveva probabilmente essere aliturgica, cioè senza consacrazione, come il venerdì santo, giacché per lunghi secoli gli Ordini Romani hanno serbato traccia di questa primitiva disciplina. Prescrivono infatti che la feria IV della settimana maggiore nell’adunanza generale del clero cittadino e suburbano che si faceva in Laterano la mattina e quindi precedentemente alla sinassi sull’Esquilino non si recitasse altro che la solenne preghiera litanica, oggi in uso esclusivamente il venerdì santo. La consacrazione eucaristica era riservata alla stazione vespertina nella basilica Liberiana.
Nelle maggiori settimane del ciclo liturgico a Roma, era di regola che l’adunanza del mercoledì si celebrasse a Santa Maria Maggiore, quasi ad assicurarsi la protezione della Vergine prima d’intraprendere alcuna cosa di particolare importanza. Nel nostro caso speciale, trattasi di porre sotto il patrocinio di Maria i nuovi aspiranti al battesimo pasquale, e chi meglio di lei potrebbe proteggerli, ella, la buona Madre, che nel meriggio della Parasceve sarà per essere costituita madre delle misericordie, e l’avvocata del genere umano?
Cfr. A. I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano – III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, Marietti, 1933, p. 201.