Riportiamo un articolo del quotidiano «Messaggero Veneto» dal titolo E’ morto don Bernardino, il prete coraggio e storico cappellano dell’ospedale di Chiara Benotti sulla figura e l’opera del cappellano di Una Voce Pordenone, che cantava la Messa alla chiesa della Santissima.
Gli avevano appena diagnosticato il Covid: arresto cardiaco prima di poter essere curato
Il grande cuore di don Bernardino Del Col, storico cappellano dell’ospedale di Pordenone, si è fermato. Un arresto cardiaco ha posto fine ai suoi giorni, dopo che il giorno prima, mercoledì scorso, gli era stato diagnosticato il Covid 19. Non c’è stato tempo per il ricovero in medicina, dopo gli esami di laboratorio al pronto soccorso e i raggi al torace.
«La mia casa – diceva don Bernardino – è l’ospedale da 47 anni. Io sto con gli ammalati». Una presenza fissa e consolatoria, per gli operatori sanitari, i pazienti e le loro famiglie. «Vado avanti e prego nei reparti e nella cappella – ci aveva raccontato pochi giorni fa –. Uno dei più grandi dispiaceri legati a questa pandemia, oltre a tutte le vite venute meno, è il blocco dei pellegrinaggi a Lourdes, Loreto e in Terrasanta in mezzo alla gente che soffre, tra medici, infermieri e volontari». Vicino al dolore, sempre, con le maniche rimboccate per alleviarlo.
L’altruismo è stato uno stile di vita per il prete dell’ospedale, che faceva apostolato da 57 anni e che all’interno della diocesi Pordenone-Concordia da oltre trent’anni era la guida spirituale dei viaggi religiosi.
«Una guida spirituale preziosa – lo ha ricordato Bruno Cadamuro, presidente Oftal in diocesi –. Aveva raggiunto il record di oltre cento viaggi a Lourdes. Devoto alla Madonna, comunicava alle persone la fede e la speranza».
Sempre in prima linea, trasmetteva il coraggio di andare avanti nella sofferenza, tra i marosi della vita e le inquietudini dell’anima. Sorrideva e, di fronte ai guai, reagiva con un sorriso e una proposta: «Preghiamo insieme e Dio ci ascolterà».
Don Bernardino celebrava anche in latino, alla Santissima a Pordenone. «Un prete pio e devoto – lo ha ricordato Giordano Brunettin del gruppo “Una voce” alla Santissima – da ammirare. Ci mancherà molto».
«Era l’anima dell’ospedale, che conosceva come nessun altro – ha ricordato Giorgio Simon, ex direttore dell’Aas 5 –. Sempre attentissimo a tutti pazienti e dipendenti, per me era il vero consigliere e valutatore. Mi diceva “Direttore guarda che in quel reparto c’è il tale problema” e mi consigliava la soluzione. E poi aspettavo con ansia, qualche mese dopo, la sua valutazione sui primari. Ci siamo incontrati un mese fa e mi ha detto “Bravi Pellis e Tonizzo, hai fatto una buona scelta”. Una perdita davvero incolmabile. Mi aveva detto che stava scrivendo un libro sull’ospedale, spero di leggerlo presto».
«Sei stato sempre accanto a noi medici, infermieri, pazienti, familiari – ha ricordato il dirigente medico e assessore comunale Pietro Tropeano –. L’ospedale era la tua casa, la tua vita. Ti ricordo nelle prime notti in pronto soccorso da neo assunto quando venivi a trovarci e non ci facevi mai mancare vicinanza e incoraggiamento. Generoso, presente e disponibile, sempre pronto con un cenno o una parola di conforto. Ha voluto esserci anche due settimane fa alla consegna del mosaico che ringraziava tutto il personale sanitario tanto provato in questi mesi. Con te ci lascia un pezzo di storia dell’ospedale. Ci lasci in un momento in cui avevamo bisogno di te, della tua presenza ormai familiare e unica. Grazie per quello che ci hai donato».
L’eredità di don Bernardino è l’esempio. «Anche quando l’anima è piena di spine e la vita sembra un calvario – diceva – la vita va spesa per gli altri».
E lui, fino all’ultimo, c’è riuscito.
Cfr. «Messaggero Veneto», 30 dicembre 2020