Il giorno del Corpus Domini, giovedì 8 giugno 2023 alle 19 a Verona nella chiesa del Ss.mo Redentore al Cimitero (Cimitero Monumentale, Viale Caduti senza Croce 5) vi sarà la Messa tridentina della festa. Per informazioni info@sanremigioverona.org
Dichiarazione di UNA VOCE sulla traduzione italiana del Canone
L’Associazione UNA VOCE non intendeva pronunziarsi ulteriormente sulla traduzione vernacola del Canone della Messa: traduzione che essa considera, in se stessa, una aperta violazione della volontà del Concilio Ecumenico Vaticano II, oltre che (come ci consta) di quella della Commissione Liturgica Conciliare.
Ma, avendo potuto esaminare la traduzione italiana del Canone, di fronte al monumentale cumulo di errori che essa contiene, e che vanno ben al di là del fatto filologico (il quale, trattandosi di materia sacra per eccellenza, sarebbe già gravissimo) sente l’obbligo, dinanzi a Dio e ai fedeli, di denunciare i pericoli che
tale proclamazione in vernacolo comporta.
A un esame accurato il Canone italiano appare da un capo all’altro sparso di arbitrî e rivela un’inconcepibile ignoranza del latino liturgico, così come della portata teologica e del significato tecnico dei termini. Cosa singolare, questa ignoranza e imprecisione sembrano concentrarsi più dense proprio su tutti
quei punti dove l’ambiguità terminologica può insinuare il dubbio dogmatico o dottrinale.
Non abbiamo lo spazio per elencare tutti gli errori, che assommano, in un testo di poco più di 100 righe, a una cinquantina almeno. Vogliamo però citarne alcuni, certi che i fedeli più attenti saranno immediatamente scorgerne la gravità.
Nel Communicantes la Santa Vergine Deipara non è più «Madre di Dio», ma «Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo»; errore di traduzione le cui implicazioni non hanno, ci sembra, bisogno di commento, anche per chi
non conosca la solenne definizione di Madre di Dio (Theotòkos) data dal Concilio di Efeso e l’eresia nestoriana che avrebbe voluto invece la definizione: Madre di Cristo (Chistotòkos). La speranza della salvezza eterna (spes salutis),
virtù teologale del Cristiano che cammina verso Dio «con timore e tremore», è divenuta la piatta, carnale, assurdamente garantita «sicurezza di vita e salute». Il luogo di refrigerio, di luce e di pace (locus refrigerii, lucis et pacis), invocato
per le anime dei trapassati, non è più un luogo, ma un semplice stato («concedi la beatitudine, la luce e la pace»), ciò che contrasta con tutta la teologia del Purgatorio e del Paradiso. La Chiesa non è più la santa Chiesa cattolica (Ecclesia tua sancta catholica), ma la Chiesa «santa e cattolica», i due attributi ben separati, quindi non più strettamente interdipendenti. Nella preghiera per questa Chiesa (pacificare, custodire, adunare et regere digneris), vi è un’inspiegabile inversione di termini, per cui si viene a pregare Dio di proteggere e governare, di dar pace alla Chiesa e di «raccoglierla nell’unità
con il tuo servo il nostro Papa»: dove il divino mandato del Pontefice appare ridotto alla mera funzione di raccogliere la Chiesa, mettendo in ombra il regere che, chiudendo il crescendo, chiaramente significava il governo immediato
del Papa su tutta la Chiesa. Quella interpretazione della «collegialità» che fu bocciata in Concilio, si riaffaccia dunque nel Canone?
I servi e le serve del Signore, divenuti semplicemente «fedeli» o addirittura «ministri», (allo stesso titolo, s’intende, del sacerdote!) non sono più noti a Lui per la loro fede e la loro pietà (quorum tibi fides cognita est et nota devotio), ma come «fedeli nel servizio», espressione di sapore squisitamente protestante. Dio
non è più placatus dall’offerta della Vittima, ma semplicemente «benevolo», il che snatura il carattere espiatorio e propiziatorio del Sacrificio. La parte implorata dai fedeli nella società dei Santi (pars et societas) è divenuta,
ovviamente, parte in una «comunità». La sacra Oblazione non si chiede più che sia a noi (nobis fiat) Corpo e Sangue di Cristo, ma si chiede che lo diventi per noi: per noi soli, dunque?
E tutto questo non è che un volo d’uccello sulla selva di approssimazioni, omissioni, mutilazioni, parafrasi che costellano questa squallida, miseranda versione anonima di una preghiera che non ha l’eguale in Occidente per altezza, splendore, antichità, e a cui Santi Pontefici, Dottori della Chiesa, come Leone e
Gregorio Magno, osarono appena, dopo preghiere e digiuni, aggiungere qualche parola.
Ma ciò che più terribilmente allarma e che è nostro dovere denunciare senza riguardi, perché mette in gioco la stessa validità della Messa, è la traduzione delle parole della Consacrazione. Tutto è stato alterato in queste formule divine: i tempi dei verbi, che da participî sono diventati perfetti (accipiens … agens … dicens … tradotti: prese, rese grazie, disse) il che toglie al testo tutta la sua forza di attualità, riducendolo ad un puro recitativo, il più storico e didascalico possibile; i modi stessi dell’atto con il quale Gesù istituì il Sacramento dell’Eucaristia, poiché, secondo questa traduzione, egli non «benedisse» il pane con un gesto preciso (che è ben lecito ritenere di trasmissione apostolica se da quasi duemila anni lo si ripete fedelmente in tutte le Liturgie d’Occidente e d’Oriente) ma semplicemente «rese grazie con la preghiera di benedizione», formula che è una pura ipotesi esegetica. Lo stesso cuore vivente della nostra
religione, la formula della Transustanziazione, è stata manipolata in modo inaudito. Il Signore, dando il Pane spezzato agli Apostoli, disse, secondo il testo latino al quale si proclama di esser rimasti integralmente fedeli: «Prendete, e
mangiatene tutti (punto). In verità (enim) questo è il mio Corpo»: affermazione solennissima della Transustanziazione. La traduzione porta: «Prendete, e mangiatene tutti (virgola), poiché questo è il mio corpo»: che può essere affermazione puramente simbolica. E alla consacrazione del vino, là dove Cristo aveva detto, prendendo il calice e dandolo agli Apostoli: «Prendete, e bevetene tutti. In verità (enim) questo è il calice del mio Sangue, del nuovo ed eterno testamento (due punti): mistero di fede: per voi e per i molti (pro multis) sarà sparso (effundetur) in remissione dei peccati», la traduzione porta, scandalosamente: «Prendete, e bevetene tutti, poiché questo è il calice del mio
sangue, per la nuova ed eterna alleanza (virgola), mistero della fede: è il sangue sparso per voi e per tutti in remissione dei peccati».
Qui tutto il senso del discorso divino è stravolto: il calice non è più quello della nuova ed eterna alleanza, che in quel calice si compie, ma è solo per essa, puro strumento; il mistero non appare più quello del Sangue, ma quello dell’alleanza; e non è più di fede ma della fede, quasi che la fede non avesse altro mistero. E, soprattutto, il Sangue non è più quello che sarà sparso (ora, sull’altare come sul Calvario, realmente, sostanzialmente) ma è il sangue «sparso per voi»: una volta, duemila anni fa, e di cui dunque qui si fa semplicemente memoria. E questo sangue, contrariamente all’affermazione del Signore stesso, non sarà
sparso per i molti ma (fu) parso per tutti, il che sembra voler contraddire a tutta la dottrina della predestinazione, della grazia e del libero arbitrio.
Il dubbio così massicciamente insinuato si conferma alla fine del Supplices, dove il quotquot ex hac altaris participatione sacrosanctum Filii tui Corpus et Sanguinem sumpserimus (quanti di noi, partecipando di questo altare, riceveremo il sacrosanto Corpo e Sangue del tuo Figliuolo), diventa, con una sorta di indulgenza plenaria collettiva: tutti noi che partecipiamo (in grazia di Dio o no – giacché qualcuno ha osato affermare che non c’è Messa senza la comunione di tutta l’assemblea!) di questo altare: ma non già ricevendo il Corpo
e il Sangue, bensì – teosoficamente – «comunicando al mistero del corpo e del sangue» (ostinatamente minuscoli, non più sacrosanti).
Sarà per una serie di inesplicabili coincidenze, ma non v’è dubbio che attraverso la incompetenza dei traduttori, in queste brevi formule, che sono state e sono la vita stessa del Cristiano, si sono insinuate, per non dire svelate, proprio le due precise tendenze dell’eresia contemporanea: la tesi che la Messa non sia l’attuale
Sacrificio della Croce ma soltanto il memoriale di esso, e la presunzione che la salvezza attenda tutti indistintamente, al punto Omega di Teilhard de Chardin: la «cristificazione universale».
Come già dicemmo a proposito della traduzione francese, della quale l’italiana non è che un’imitazione peggiorata, il Concilio di Trento (dogmatico, quindi infallibile) stabilisce, al Canone 6° della sessione XXII: «Se alcuno dirà che il Canone della Messa contiene errori … sia scomunicato». Le modifiche introdotte nel Canone italiano sono di tale portata da far pensare che ai traduttori il Canone latino apparisse in molti punti erroneo… Per noi, comunque, gli errori li contiene ora, tradotto. E se, nel Canone latino, l’omissione della minima particella nelle formule della Consacrazione poteva rendere invalida la Messa (secondo l’opinione dei maggiori teologi, mai smentita dalla Sede Apostolica), che cosa dobbiamo pensare delle stesse formule, ora che contengono, esse sole, non meno di sei capitali alterazioni?
Pertanto, e riservandoci di riesaminare il documento parola per parola in altra pubblicazione, dichiariamo essere per noi questo Canone in lingua italiana inaccettabile: e che forti sono i nostri dubbi, confermati da quelli di teologi da noi interpellati, almeno sulla liceità, in queste condizioni, della celebrazione del Santo Sacrificio.
Dobbiamo presumere che alla Conferenza Episcopale Italiana la maggioranza dei nostri Vescovi, che sappiamo colti e pii, siano stati sorpresi, forse per mancanza di tempo o di esatta informazione, nella loro buona fede. D’altra parte i risultati della votazione sopra il testo italiano del Canone mostrarono una divisione di opinioni notevolissima, con ben 99 voti negativi (contro 196) sui quali 25 astensioni dal giudizio, evidentemente per mancanza di tempo per lo studio del testo italiano. Non si spiegherebbe altrimenti la pioggia di proteste che, secondo informazioni che abbiamo ogni ragione di ritenere esatte, si sta accumulando presso la Santa Sede da parte di moltissimi Presuli.
Preghiamo Dio che i nostri sacerdoti vogliano, come d’altronde possono tuta coscientia, tenersi fedeli al testo latino1, che è il testo perfettamente sicuro per chiunque – prete o laico – voglia restare nella dottrina irreformabile della Chiesa Cattolica.
Roma, Festa di S. Giuseppe 1968
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1 Su questa inalienabile facoltà, secondo lo spirito e la lettera del Concilio Vaticano II, persino il P. Bugnini sembra non aver dubbi: «Il latino – egli scrive a proposito del Canone in italiano – non è per nulla abolito. Resta di diritto e di fatto. La celebrazione senza popolo (“privata”) sarà in latino; certe messe con il popolo saranno in latino, anche perché la Costituzione Conciliare e le istruzioni della Sacra Congregazione dei Riti raccomandano che i fedeli sappiano cantare o dire in latino le parti dell’Ordinario della Messa che spettano ad essi» (L’Avvenire d’Italia, 23 marzo 1968). E, nella presentazione del Graduale Simplex: «Resta valida e vitale la possibilità … di celebrare la Messa letta, cantata, solenne, pontificale, tutta in latino, o tutta in volgare» (Osservatore Romano, 4 ottobre 1967).
Cfr. «Una Voce», 2, aprile-maggio 1968, pp. 1-4 (ora in «Una Voce Notiziario», 83-85, 2021-2022, pp. 10-12).
Postfazione
La battaglia dell’associazione Una Voce Italia per la difesa della liturgia romana era iniziata ben prima della Riforma liturgica di Paolo VI. La «Dichiarazione di UNA VOCE sulla traduzione italiana del Canone» qui riprodotta, datata 19 marzo 1968 e pubblicata nel notiziario «Una Voce» del maggio 1968 è una presa di posizione ufficiale dell’Associazione dopo aver esaminato il testo della traduzione vernacola del Canone della Messa. L’esame fu condotto presumibilmente dal gruppo di studio facente capo a mons. Renato Pozzi, officiale della Curia Romana e profondo conoscitore del latino classico, ecclesiastico e liturgico (cfr. «Una Voce Notiziario», 76-79 ns, 2020, p. 2). Da osservare come la maggior parte delle problematiche indicate siano rimaste nella traduzione italiana della Preghiera eucaristica I del Messale Romano riformato oggi in uso.
28 maggio 2023 Pentecoste
Factus est repénte de cælo sonus, tamquam adveniéntis spíritus veheméntis,
ubi erant sedéntes, allelúja : et repléti sunt omnes Spíritu Sancto,
loquéntes magnália Dei, allelúja, allelúja.
28 maggio quinto delle Calende di giugno
Domenica di Pentecoste
Doppio di prima classe con Ottava privilegiata di I Ordine. Paramenti rossi. Messa «Spíritus … replévit … allelúja». Stazione a S. Pietro.
DOMINICA PENTECOSTES
Duplex I classis cum Octava privilegiata I Ordinis
Statio ad S. Petrum
Introitus Sap. 1, 7
SPíritus Dómini replévit orbem terrárum, allelúja : et hoc quod cóntinet ómnia sciéntiam habet vocis, allelúja, allelúja, allelúja. Ps. 67, 2. Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimíci ejus; et fúgiant, qui odérunt eum, a fácie ejus. V). Glória Patri. Spíritus.
Oratio
DEus, qui hodiérna die corda fidélium Sancti Spíritus illustratióne docuísti : da nobis in eódem Spíritu recta sápere, et de ejus semper consolatióne gaudére. Per Dóminum … in unitáte ejúsdem.
Léctio Actuum Apostólorum
Act. 2, 1-11
CUum compleréntur dies Pentecóstes, erant omnes discípuli páriter in eódem loco : et factus est repénte de cælo sonus, tamquam adveniéntis spíritus veheméntis, et replévit totam domum ubi erant sedéntes. Et apparuérunt illis dispertítæ linguæ tamquam ignis, sedítque supra síngulos eórum : et repléti sunt omnes Spíritu Sancto, et cæpérunt loqui váriis linguis, prout Spíritus Sanctus dabat éloqui illis. Erant autem in Jerúsalem habitántes Judæi, viri religiósi ex omni natióne, quæ sub cælo est. Facta autem hac voce, convénit multitúdo, et mente confúsa est, quóniam audiébat unusquísque lingua sua illos loquéntes. Stupébant autem omnes, et mirabántur, dicéntes : Nonne ecce omnes isti, qui loquúntur, Galilaéi sunt? Et quómodo nos audívimus unusquísque linguam nostram, in qua nati sumus? Parthi, et Medi, et Ælamítæ, et qui hábitant Mesopotámiam, Judaéam, et Cappadóciam, Pontum, et Asíam, Phrýgiam, et Pamphýliam, Ægýptum, et partes Líbyæ, quæ est circa Cyrénen, et ádvenæ Románi, Judaéi quoque, et Prosélyti, Cretes, et Arabes : audívimus eos loquéntes nostris linguis magnália Dei.
Allelúja, allelúja. V). Ps. 103, 30. Emítte Spíritum tuum, et creabúntur; et renovábis fáciem terræ. Alleluja. (Hic genuflectitur.) V). Veni, Sancte Spíritus, reple tuórum corda fidélium; et tui amóris in eis ignem accénde.
Sequentia
VEni, Sancte Spíritus, et emítte caélitus lucis tuæ rádium.
Veni, Pater páuperum; veni, dator múnerum, veni, lumen córdium.
Consolátor óptime, dulcis hospes ánimæ, dulce refrigérium.
In labóre réquies, in æstu tempéries, in fletu solátium.
O lux beatíssima, reple cordis íntima tuórum fidélium.
Sine tuo númine, nihil est in hómine, nihil est innóxium.
Lava quod est sórdidum, riga quod est áridum, sana quod est sáucium.
Flecte quod est rígidum, fove quod est frígidum, rege quod est dévium.
Da tuis fidélibus, in te confidéntibus, sacrum septenárium.
Da virtútis méritum, da salútis éxitum, da perénne gáudium. Amen. Allelúja.
¶ Et dicitur quotidie usque ad sequens Sabbatum inclusive.
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Joánnem Joann. 14, 23-31
IN illo témpore : Dixit Jesus discípulis suis : Si quis díligit me, sermónem meum servábit, et Pater meus díliget eum, et ad eum veniémus, et mansiónem apud eum faciémus : qui non díligit me, sermónes meos non servat. Et sermónem, quem audístis, non est meus : sed ejus, qui misit me, Patris. Hæc locútus sum vobis, apud vos manens. Paráclitus autem Spíritus Sanctus, quem mittet Pater in nómine meo, ille vos docébit ómnia, et súggeret vobis ómnia, quæcúmque díxero vobis. Pacem relínquo vobis, pacem meam do vobis : non quómodo mundus dat, ego do vobis. Non turbétur cor vestrum, neque formídet. Audístis quia ego dixi vobis : Vado, et vénio ad vos. Si diligerétis me, gauderétis útique, quia vado ad Patrem : quia Pater major me est. Et nunc dixi vobis priúsquam fiat : ut cum factum fúerit, credátis. Jam non multa loquar vobíscum : venit enim princeps mundi hujus, et in me non habet quidquam. Sed ut cognóscat mundus, quia díligo Patrem, et sicut mandátum dedit mihi Pater, sic fácio.
Credo.
Offertorium. Ps. 67, 29-30. Confírma hoc, Deus, quod operátus es in nobis : a templo tuo, quod est in Jerúsalem, tibi ófferent reges múnera, allelúja.
Secreta
MÚnera quaésumus, Dómine, obláta sanctífica : et corda nostra Sancti Spíritus illustratióne emúnda. Per Dóminum … in unitáte ejúsdem.
Præfatio, Communicántes et Hanc ígitur propria.
PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.
VEre dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus : per Christum Dóminum nostrum. Qui ascéndens super omnes cælos, sedénsque ad déxteram tuam, promíssum Spíritum Sanctum hodiérna die in fílios adoptiónis effúdit. Quoprópter profúsis gáudiis, totus in orbe terrárum mundus exsúltat. Sed et supérnæ Virtútes, atque angélicæ Potestátes, hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes :
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Communio. Act. 2, 2 et 4. Factus est repénte de cælo sonus, tamquam adveniéntis spíritus veheméntis, ubi erant sedéntes, allelúja : et repléti sunt omnes Spíritu Sancto, loquéntes magnália Dei, allelúja, allelúja.
Postcommunio
SAncti Spíritus, Dómine, corda nostra mundet infúsio : et sui roris íntima aspersióne fœcúndet. Per Dóminum … in unitáte ejúsdem.
26 maggio 2023 San Filippo Neri
Viam mandatórum tuórum cucúrri, cum dilatásti cor meum allelúja.
26 Maggio settimo delle Calende di Giugno
Venerdì
Nell’Alma Urbe e nel suo Distretto
San Filippo Neri Confessore
Doppio di seconda classe. Paramenti bianchi. Messa «Cáritas Dei» come nel Messale, si omette la commemorazione di sant’Eleuterio Papa e Martire la cui festa si celebra il giorno seguente.
Die 26 Maji
S. Philippi Nerii Conf.
Duplex II classis
Introitus Rom. 5, 5
CÁritas Dei diffúsa est in córdibus nostris per inhabitántem Spíritum ejus in nobis allelúja, allelúja. Ps. 102, 1. Benedic, ánima mea, Dómino : et ómnia, quæ intra me sunt, nómini sancto ejus. V). Glória Patri. Cáritas.
Oratio
DEus, qui beátum Philíppum Confessórem tuum Sanctórum tuórum glória sublimásti : concéde propítius; ut, cujus sollemnitáte lætámur, ejus virtútum proficiámus exémplo. Per Dóminum.
Léctio libri Sapiéntiæ
Sap. 7, 7-14
OPptávi, et datus est mihi sensus : et in vocávi, et venit in me spíritus sapiéntiæ : et præpósui illam regnis et sédibus, et divítias nihil esse duxi in comparatióne illíus : nec comparávi illi lápidem pretiósum : quóniam omne aurum in comparatióne illíus aréna est exígua, et tamquam lutum æstimábitur argéntum in conspéctu illíus. Super salútem et spéciem diléxi illam, et propósui pro luce habére illam : quóniam inexstinguíbile est lumen illíus. Venérunt autem mihi ómnia bona páriter cum illa et innumerábilis honéstas per manus illíus, et lætátus sum in ómnibus : quóniam antecedébat me ista sapiéntia, et ignorábam, quóniam horum ómnium mater est. Quam sine fictióne dídici et sine invídia commúnico, et honestátem illíus non abscóndo. Infinítus enim thesáurus est homínibus : quo qui usi sunt, partícipes facti sunt amicítiæ Dei, propter disciplínæ dona commendáti.
Allelúja, allelúja. V). Thren, 1, 13. De excélso misit ignem in óssibus meis, et erudívit me. Allelúja. V). Ps. 38, 4. Concáluit cor meum intra me : et in meditatióne mea exardéscet ignis. Allelúja.
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Lucam Luc. 12, 35-40
IN illo tempóre : Dixit Jesus discípulis suis : Sint lumbi vestri præcíncti, et lucérnæ ardéntes in mánibus vestris, et vos similes homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis : ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstím apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes : amen, dico vobis, quod præcínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis. Fílius hóminis véniet.
Offertorium. Ps. 118, 32. Viam mandatórum tuórum cucúrri, cum dilatásti cor meum allelúja.
Secreta
SAcrifíciis præséntibus, quaésumus, Dómine, inténde placatus : et præsta; ut illo nos igne Spíritus Sanctus inflámmet, quo beáti Philíppi cor mirabíliter penetrávit. Per Dóminum … in unitáte ejúsdem.
Præfatio Ascensionis.
PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.
VEre dignum et justum est, æquum et salutáre : nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Qui post resurrectiónem suam ómnibus discípulis sui maniféstus appáruit, et ipsis cernéntibus est elevátus in cælum, ut nos divinitátis suæ tribúeret esse partícipes. Et ídeo, cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes :
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Communio. Ps. 83, 3. Cor meum et caro mea exsultavérunt in Deum vivum allelúja.
Postcommunio
CÆléstibus, Dómine, pasti delíciis : quaésumus; ut beáti Philíppi Confessóris tui méritis et imitatióne, semper eadem, per quæ veráciter vívimus, appetámus. Per Dóminum.
Roma 23 maggio 2023 alla chiesa della Ss.ma Trinità dei Pellegrini Messa per il ritorno dell’Ascensione festa civile
Il 23 maggio 2023 Martedì fra l’Ottava dell’Ascensione alle 18:30 alla chiesa romana della Ss.ma Trinità dei Pellegrini – per iniziativa dell’associazione Una Voce Italia – sarà celebrata la Messa con l’intenzione che l’Ascensione il giovedì 40 giorni dopo la risurrezione di Gesù ritorni festa civile in Italia, così come pure le altre feste abolite dalla legge 54/1977: san Giuseppe, Corpus Domini e Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Giovedì 18 maggio 2023 Ascensione
Viri Galilaéi, quid admirámini aspiciéntes in cælum? allelúja : quemádmodum
vidístis eum ascendéntem in cælum, ita véniet, allelúja, allelúja, allelúja.
18 maggio decimo quinto delle Calende di giugno
Giovedì
Ascensione del Signore
Doppio di prima classe con Ottava privilegiata di III Ordine. Paramenti bianchi. Messa «Viri Galilaéi». Stazione a S. Pietro.
IN ASCENSIONE DOMINI
Duplex I classis cum Octava privilegiata III Ordinis
Statio ad S. Petrum
Introitus Act. 1, 11
VIri Galilaéi, quid admirámini aspiciéntes in cælum? allelúja : quemádmodum vidístis eum ascendéntem in cælum, ita véniet, allelúja, allelúja, allelúja. Ps. 46, 2. Omnes gentes, pláudite mánibus : jubiláte Deo in voce exsultatiónis. V). Glória Patri. Viri.
Oratio
COncéde, quaésumus, omnípotens Deus : ut, qui hodiérna die Unigénitum tuum, Redemptórem nostrum, ad cælos ascendísse crédimus; ipsi quoque mente in cæléstibus habitémus. Per eúndem Dóminum.
Léctio Actuum Apostólorum
Act. 1, 1-11
PRimum quidem sermónem feci de ómnibus, o Theóphile, quæ cœpit Jesus fácere et docére usque in diem, qua, præcípiens Apóstolis per Spíritum Sanctum, quos elégit, assúmptus est : quibus et praébuit seípsum vivum post passiónem suam in multas arguméntis, per dies quadragínta appárens eis et loquens de regno Dei. Et convéscens, præcépit eis ab Jerosólymis ne discéderent, sed exspectárent promissiónem Patris, quam audístis (inquit) per os meum : quia Joánnes quidem baptizávit aqua, vos autem baptizabímini Spíritu Sancto non post multos hos dies. Igitur qui convénerant, interrogábant eum, dicéntes : Dómine, si in témpore hoc restítues regnum Israël? Dixit autem eis : Non est vestrum nosse témpora vel moménta, quæ Pater pósuit in sua potestáte : sed accipiétis virtútem superveniéntis Spíritus Sancti in vos, et éritis mihi testes in Jerúsalem et in omni Judaéa et Samaría et usque ad últimum terræ. Et cum hæc dixísset, vidéntibus illis, elevátus est, et nubes suscépit eum ab óculis eórum. Cumque intuerétur in cælum eúntem illum, ecce, duo viri astitérunt juxta illos in véstibus albis, qui et dixérunt : Viri Galilaéi, quid statis aspiciéntes in cælum? Hic Jesus, qui assúmptus est a vobis in cælum, sic véniet, quemádmodum vidístis eum eúntem in cælum.
Allelúja, allelúja. V). Ps. 46, 6. Ascéndit Deus in jubilatióne, et Dóminus in voce tubæ. Allelúja. V). Ps. 67, 18-19. Dóminus in Sina in sancto, ascéndens in altum, captívam duxit captivitátem. Allelúja.
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Marcum Marc. 16, 14-20
IN illo témpore : Recumbéntibus úndecim discípulis, appáruit illis Jesus : et exprobrávit incredulitátem eórum et durítiam cordis : quia iis, qui víderant eum resurrexísse, non credidérunt. Et dixit eis : Eúntes in mundum univérsum, prædicáte Evangélium omni creatúræ. Qui credíderit et baptizátus fúerit, salvus erit : qui vero non credíderit, condemnábitur. Signa autem eos, qui credíderint, hæc sequéntur : In nómine meo dæmónia ejícient : linguis loquántur novis : serpéntes tollent : et si mortíferum quid bíberint, non eis nocébit : super ægros manus impónent, et bene habébunt. Et Dóminus quidem Jesus, postquam locútus est eis, assúmptus est in cælum, et sedet a dextris Dei. Illi autem profécti, prædicavérunt ubíque, Dómino cooperánte sermónem confirmánte, sequéntibus signis.
¶ Dicto Evangelio exstinguitur Cereus paschalis, nec ulterius accenditur, nisi in Sabbato Pentecostes ad benedictionem Fontis.
Credo.
Offertorium. Ps. 46, 6. Ascéndit Deus in jubilatióne, et Dóminus in voce tubæ, allelúja.
Secreta
SÚscipe, Dómine, múnera, quæ pro Fílii tui gloriósa Ascensióne deférimus : et concéde propítius; ut a præséntibus perículis liberémur, et ad vitam perveniámus ætérnam. Per eúndem Dóminum.
Præfatio et Communicántes propria per totam Octavam.
PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.
VEre dignum et justum est, æquum et salutáre : nos tibi semper, et ubíque grátias ágere : Dómine sancte, pater omnípotens, ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Qui post resurrectiónem suam ómnibus discípulis sui maniféstus appáruit, et ipsis cernéntibus est elevátus in cælum, ut nos divinitátis suæ tribúeret esse partícipes. Et ídeo, cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes :
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Communio. Ps. 67, 33-34. Psállite Dómino, qui ascéndit super cælos cælórum ad Oriéntem, allelúja.
Postcommunio
PRæsta nobis, quaésumus, omnípotens et miséricors Deus : ut, quæ visibílibus mystériis suménda percépimus, invisíbili consequámur efféctu. Per Dóminum.
¶ Infra Octavam Missa dicitur ut in Festo, et in ea adduntur, juxta Rubricas, Orationes pro diversitate Temporum assignatæ, nempe 2ª de S. Maria, 3ª contra persecutores Ecclesiæ, vel pro Papa.
Udine, Messa cantata il giorno dell’Ascensione giovedì 18 maggio 2023
Il giorno dell’Ascensione di Gesù, giovedì 18 maggio 2023 alle 19, alla chiesa di S. Bernardino a Udine (Via G. Ellero angolo Viale Ungheria), sarà cantata la Messa dell’Ascensione in rito tridentino per le cure della locale Sezione di Una Voce Italia.
La Cappella Musicale Albino Perosa, diretta dal maestro Gilberto Della Negra, eseguirà la Messa in onore di santa Cecilia e mottetti di Jacopo Tomadini.
8 maggio 2023 Apparizione di san Michele Arcangelo
Concussum est mare et contrémuit terra, ubi Archángelus Míchaël descéndit de cælo.
8 Maggio ottavo delle Idi
Lunedì
Apparizione di san Michele Arcangelo
Doppio maggiore. Paramenti bianchi. Messa «Benedícite Dóminum».
Die 8 Maji
IN APPARITIONE
S. MICHAELIS ARCHANGELI
Duplex majus
Introitus Ps. 102, 20
BEnedícite Dóminum, omnes Angeli ejus : poténtes virtúte, qui fácitis verbum eius, ad audiéndam vocem sermónum ejus. Ps. ibid., 1. Bénedic, ánima mea, Dómino : et ómnia, quæ intra me sunt, nómini sancto ejus. V). Glória Patri. Benedícite
Oratio
DEus, qui miro órdine, Angelórum ministéria hominúmque dispénsas : concéde propítius; ut, a quibus tibi ministrántibus in cælo semper assístitur, ab his in terra vita nostra muniátur. Per Dóminum.
Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis
Apostóli Apoc. 1, 1-5
IN diébus illis : Significávit Deus quæ opórtet fíeri cito, mittens per Angelum suum servo suo Joánni, qui testimónium perhíbuit verbo Dei, et testimónium Jesu Christi, quacúmque vidit. Beátus qui legit, et audit verba prophetíæ hujus : et servat ea, qua in ea scripta sunt : tempus enim prope est. Joánnes septem ecclésiis, quæ sunt in Asia. Grátia vobis, et pax ab eo, qui est, et qui erat, et qui ventúrus est : et a septem spirítibus, qui in conspéctu throni ejus sunt : et a Jesu Christo, qui est testis fidélis, primogénitus mortuórum, et princeps regum terræ, qui diléxit nos, et lavit nos a peccátis nostris in sánguine suo.
Allelúja, allelúja. V). Sancte Míchaël Archángele, defénde nos in proélio : ut non pereámus in treméndo judício. Allelúja. V). Concussum est mare et contrémuit terra, ubi Archángelus Míchaël descéndit de cælo. Allelúja.
+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Matthaéum Matth. 18, 1-10
IN illo tempóre : Accessérunt discípuli ad Jesum, dicéntes : Quis, putas, major est in regno cælórum? Et ádvocans Jesus párvulum, státuit eum in médio eórum, et dixit : Amen dico vobis, nisi convérsi fuéritis, et efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum cælórum. Quicúmque ergo humiliáverit se sicut párvulus iste, hic est major in regno cælórum. Et qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo, me súscipit. Qui autem scandalizáverit unum de pusíllis istis, qui in me credunt, éxpedit ei, ut suspendátur mola asinária in collo ejus, et demergátur in profúndum maris. Væ mundo a scándalis. Necésse est enim ut véniant scándala : verúmtamen væ hómini illi, per quem scándalum venit. Si autem manus tua, vel pes tuus scandalízat te, abscíde eum, et prójice abs te : bonum tibi est ad vitam íngredi débilem, vel claudum, quam duas manus, vel duos pedes habéntem mitti in ignem ætérnum. Et si óculus tuus scandalízat te, érue eum, et prójice abs te : bonum tibi est cum uno óculo in vitam intráre, quam duos óculos habéntem mitti in gehénnam ignis. Vidéte ne contemnátis unum ex his pusíllis : dico enim vobis, quia Angeli eórum in cælis semper vident faciem Patris mei, qui in cælis est.
Credo.
Offertorium. Apoc. 8, 3 et 4. Stetit Angelus juxta aram templi, habens thuríbulum áureum in manu sua, et data sunt ei incénsa multa : et ascéndit fumus arómatum in conspéctu Dei, allelúja.
Secreta
HÓstias tibi, Dómine, laudis offérimus, supplíciter deprecántes : ut easdem, angélico pro nobis interveniénte suffrágio, et placatus accípias, et ad salútem nostram proveníre concédas. Per Dóminum.
Præfatio Paschalis.
PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.
VEre dignum et justum est, æquum et salutáre : Te quidem Dómine omni témpore, sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre, cum Pascha nostrum immolátus est Christus. Ipse enim verus est Agnus, qui ábstulit peccáta mundi. Qui mortem nostram moriéndo destrúxit, et vitam resurgéndo reparávit. Et ídeo, cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes :
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.
Communio. Dan. 3, 58. Benedícite, omnes Angeli Dómini, Dóminum : hymnum dícite, et superexáltate eum in saécula, allelúja.
Postcommunio
BEáti Archángeli tui Michaélis intercessióne suffúlti : súpplices te, Dómine, deprecámur; ut, quod ore proséquimur, contingámus et mente. Per Dóminum.
¶ Pro votiva de S. Michaële, Tempore Paschali, Messa dicitur ut supra.
Extra Tempus Paschale, ut in ejus Dedicatione, die 29 Septembris.
Una Voce Notiziario 86 ns (2022)
Bollettino trimestrale UNA VOCE Associazione per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana Luglio-Settembre 2022 N. 86 Nuova Serie [216 dell’intera collezione].
INDICE
01. Una Voce contro la decadenza. Intervista con Fabio Marino, presidente nazionale di Una Voce Italia, pp. 1-2 link
02. AI LETTORI, p. 3
03. Klaus Gamber, Ritus romanus e ritus modernus. Vi è stata una riforma liturgica prima di quella di Paolo VI?, pp. 3-5
04. Pro vitanda mortalitate, p. 5
05. Le Chiese orientali, trad. it. di Riccardo Turrini Vita, pp. 5-9
06. UNA VOCE ITALIA 50 ANNI – TESTIMONIANZE (n. 7)
07. [Cristina Campo,] Ai nostri lettori, pp. 9-11
08. Nove invocazioni all’Arcangelo Michele, p. 12
09. CONOSCERE LA SACRA LITURGIA (n. 10)
10. Rubricae generales Missalis Romani (9), pp. 13-14
11. VITA DELL’ASSOCIAZIONE (nn. 12-13)
12. Una Voce Italia, p. 14
13. Una Voce Pordenone, p. 14
14. Roma, 28 ottobre 2022. XI Pellegrinaggio ad Petri Sedem, pp. 14-15
15. Breviarium Romanum, Die 29 Septembris In Dedicatione S. Michaelis Archangeli, In II Nocturno, pp. 15-16
16. Sommario, p. 16.
Una Voce Notiziario 83-85 ns (2021-2022)
Bollettino trimestrale UNA VOCE Associazione per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana Novembre 2021-Giugno 2022 N. 83-84-85 Nuova Serie [213-214-215 dell’intera collezione].
INDICE
01. Fabio Marino, L’ultima persecuzione, pp. 1-2 link
02. Il sole primaverile, p. 1
03. Il Papa conferma alla Fraternità San Pietro la facoltà di usare i libri liturgici
antichi (Decretum 11 Februarii 2022), p. 3 link
04. AI LETTORI, p. 3
05. Giovanni Battista Pighi, Lingua e fede, pp. 4-8
06. Cristina Campo, Missa Romana, pp. 8-9 link
07. Ricordo del prof. Rino Tartaglino, p. 9
08. Pro vitanda mortalitate, p. 10
09. UNA VOCE ITALIA 50 ANNI – TESTIMONIANZE (n. 10)
10. Dichiarazione di UNA VOCE sulla traduzione italiana del Canone, pp. 10-12
11. CONOSCERE LA SACRA LITURGIA (n. 12)
12. Rubricae generales Missalis Romani (8), pp. 13-14
13. IN MEMORIAM (nn. 14-16)
14. card. Luigi de Magistris, p. 14
15. don Paolo Romeo, p. 14
16. Rino Tartaglino, p. 14
17. VITA DELL’ASSOCIAZIONE (nn. 18-19)
18. Una Voce Internazionale, pp. 14-15
19. Una Voce Italia, pp. 15-16
20. Sommario, p. 16.