Aquileia, 17 settembre 2022 VI Pellegrinaggio «Alle sorgenti della nostra fede di tradizione marciana»

Sabato 17 settembre 2022 si svolgerà ad Aquileia il VI pellegrinaggio «Alle sorgenti della nostra fede di tradizione marciana», organizzato dalla Compagnia di Sant’Antonio in collaborazione con la Sezione di Pordenone di Una Voce Italia, la Società Internazionale Tommaso d’Aquino, sezione Friuli-Venezia Giulia, il Circolo Culturale Cornelio Fabro di Udine. Si tratta di un appuntamento ormai consolidato che coinvolge cristiani provenienti dalle diocesi del Friuli-Venezia Giulia, del Veneto e dalla Baviera, Carinzia, Slovenia e Croazia.

Il programma prevede l’inizio del pellegrinaggio a piedi alle 9 circa, a partire dalla chiesa di S. Marco a Belvedere verso Aquileia (per il trasporto dei pellegrini sul posto sarà a disposizione un pulmino che partirà alle 8:30 dall’Hotel I Patriarchi ad Aquileia); alle 11 nella chiesa di Monastero vi sarà la Messa in rito romano antico, elemento centrale e vertice dell’intera giornata; dopo la funzione alle 12:30 processione lungo la Via Sacra verso la Basilica di S. Maria Assunta (la Basilica di Aquileia) con rinnovo delle promesse battesimali e venerazione dei Martiri aquileiesi; alle 13:30 sarà imbandito un pranzo presso l’Hotel I Patriarchi (prenotazione entro giovedì 15 settembre alla email compagniasantantonio@libero.it oppure tel. 3473961396). Nel pomeriggio si terranno due meditazioni presso la Sala Romana (Piazza Capitolo, 7).

Ad Aquileia, secondo la tradizione, il Vangelo di Gesù Cristo fu dapprima annunciato da san Marco Evangelista che sbarcò a Belvedere ove è la chiesa a lui dedicata per raggiungere Aquileia inviato da san Pietro. Nei secoli successivi da Aquileia si irradiò l’evangelizzazione delle regioni limitrofe. Per questo la Compagnia di S. Antonio desidera ricordare e onorare i nostri Padri nella fede, coloro che hanno seminato la parola del Vangelo e piantato la fede in Gesù Cristo nei territori di Aquileia. Ritornare quindi alle sorgenti della fede di tradizione marciana per confermarla e rafforzarla con l’aiuto della preghiera, dei sacramenti, delle penitenze, e per chiedere al Signore il perdono delle colpe e il dono della conversione del cuore.

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29 agosto, festa di san Giovanni Decollato

Ex libro sancti Ambrósii Epíscopi de Virgínibus
Lib. 3 post initium.

Lectio iv
Quóniam beáti Joánnis Baptístæ non strictim prætereúnda est recordátio, ínterest ut quis et a quibus et quam ob causam, quo modo et quo témpore sit
occísus, advértere debeámus. Ab adúlteris justus occíditur, et a reis in júdicem capitális scéleris pœna convértitur. Deínde práemium saltatrícis, mors est Prophétæ. Postrémo (quod étiam omnes bárbari horrére consuevérunt) inter épulas atque convívia consummándæ crudelitátis profértur edíctum; et a convívio ad cárcerem, de cárcere ad convívium ferális flagítii circumfértur obséquium. Quanta in uno facínore sunt crímina!

Lectio v
Quis non, cum e convívio ad cárcerem cursári vidéret, putáret Prophétam
jussum esse dimítti? Quis, inquam, cum audísset natálem esse Heródis,
sollémne convívium, puellæ optiónem eligéndi quod vellet datam; missum ad
Joánnem ob solutiónem non arbitrarétur? Quid crudelitáti cum delíciis? quid cum funéribus voluptáti? Rápitur ad pœnam Prophéta conviváli témpore, conviváli præcépto, quo non cúperet vel absólvi: perímitur gládio, caput ejus affértur in disco. Hoc crudelitáti férculum debebátur, quo insatiáta épulis féritas vescerétur.

Lectio vj
Intuére, rex acerbíssime, tuo spectácula digna convívio. Pórrige déxteram, ne
quid sævítiæ tuæ desit; ut inter dígitos tuos rivi défluant sacri cruóris. Et,
quóniam non exsaturári épulis fames, non restíngui póculis pótuit inaudítæ
sævítiæ sitis; bibe sánguinem scaturiéntibus adhuc venis exsécti cápitis
profluéntem. Cerne óculos in ipsa morte scéleris tui testes, aversántes
conspéctum deliciárum. Claudúntur lúmina non tam mortis necessitáte quam
horró
re luxúriæ. Os aureum illud exsángue, cujus senténtiam ferre non póteras,
conticéscit, et adhuc timétur.

Cfr. Breviarium Romanum, 29 Augusti. In Decollatione S. Joannis Baptistæ, ad Matutinum

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Enrico Dante, Càmice

CÀMICE. – Veste di lino bianca (detta perciò in linguaggio liturgico alba), lunga fino ai piedi, usata dagli ecclesiastici nelle funzioni liturgiche. Deriva dalla tunica che i Greci e i Romani portavano sola, o sotto le altre vesti. Era senza maniche e giungeva alle ginocchia, quella muliebre discendeva sino ai piedi, donde il suo nome di talare. Nel sec. iii, sotto l’influsso dei costumi orientali, furono aggiunte le maniche. Semplice e senza ornato da principio, ebbe in seguito delle lunghe strisce di porpora o di altro colore, che scendevano, dalle spalle ai piedi, tanto di dietro che davanti. E’ precisamente questa tunica talare, bianca, senza ornato, con le maniche lunghe e strette ai polsi, che i chierici usarono per compiere i sacri ministeri. Il Concilio di Cartagine del 398 stabilì che il diacono indossasse la tunica solamente nel tempo dell’oblazione o delle lezioni. Nel sec. vi anche i suddiaconi cominciarono a portarla. Nell’830 Leone IV prescrisse per le funzioni sacre un c. diverso dall’ordinario; così quando i civili cessarono di portare la tunica, questa fu conservata nella liturgia e divenne indumento sacro. Nell’Ordo Romanus I la tunica di lino è già certamente una veste liturgica.

L’antica tunica era abbastanza ampia, e vi furono applicati ornamenti di seta o di oro, non solo alla estremità e alle maniche, ma anche sul petto, sulle spalle, alle falde. Con l’andar del tempo questi ornamenti scompaiono, per dar luogo, specialmente dal sec. xvi, a merletti e trine di vario genere. Oggi il c., secondo le prescrizioni canoniche, deve essere di tela bianca, di taglio abbastanza ampio e scendere fino ai talloni, stretto con il cingolo, intorno ai fianchi. Nessun ornato è prescritto; si può quindi seguire l’uso invalso di applicarvi dei merletti intorno al collo, alle estremità delle maniche, e dell’orlo inferiore. I c. fatti di soli merletti non sono permessi; sono invece tollerati i fondi di vario colore da sottoporsi al merletto delle maniche e della frangia; rappresentando essi il colore della sottana del celebrante. L’uso del c. è riservato dal sec. xii-xiii ai soli ministri in sacris per la Santa Messa, e tutte le volte che si indossa la dalmatica o la tunicella. Il sacerdote non l’usa nei vespri, matutino e lodi, e nelle esequie. Il c. deve essere benedetto dal vescovo o da chi ne ha la facoltà.

Bibl.: J. Braun, I paramenti sacri, Torino 1914, pp. 70-77; V. Casagrande, L’arte a servizio della Chiesa, ivi 1938, pp. 194-97.                                                                                Enrico Dante

 

Cfr. Enciclopedia Cattolica, III, Città del Vaticano, Ente per l’Enciclopedia Cattolica e il Libro Cattolico, 1949, coll. 436-437 (riprodotto in «Una Voce Notiziario», 56-57 ns, 2014-2015, p. 17 link)

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Fanna (Pordenone), 18 agosto 2022 XLVIII Convegno degli Amici di Instaurare

Il 18 agosto 2022 si terrà a Fanna (Pordenone) presso il Santuario di Madonna di Strada il XLVIII Convegno degli Amici di Instaurare. Alle 9:15 sarà cantata la Messa tridentina, seguita dal Veni creator. Alle 10:45 avrà luogo l’apertura dei lavori sotto la presidenza del prof. Miguel Ayuso Torres. La prima relazione dal titolo «L’autodeterminazione come questione giuridica: rationes e aporie degli ordinamenti giuridici occidentali contemporanei, con particolare riferimento a quello italiano» sarà tenuta dal dott. Rudi Di Marco. Dopo interventi e dibattito, alle 13 sarà imbandito il pranzo presso il ristorante Al Giardino di Fanna.

Alle 15:30 il prof. Danilo Castellano, direttore d’Instaurare, terrà la relazione «L’autenticità come dissoluzione dell’ordine morale e politico naturale». Seguiranno interventi e dibattito, la chiusura dei lavori è prevista alle 17:30.

Il Convegno di Instaurare, organizzato dal periodico «Instaurare Omnia In Christo» (Udine) come giornata di preghiera e di studio, si tiene da cinquant’anni nella seconda metà di agosto. E’ stato sospeso nel 2020 e 2021 causa la normativa anti Covid 19. Riprende quest’anno con il tema generale «Autodeterminazione e autenticità: il problema dell’Occidente contemporaneo»:  l’Occidente moderno, ispirandosi alle dottrine liberali e radicali, ha gradualmente recepito sia nel costume sia negli ordinamenti giuridici il criterio della “libertà negativa”, ovvero della libertà esercitata con il solo criterio della libertà (cioè con nessun criterio). Esso ha anteposto, e antepone la libertà alla verità, rivendica il diritto di creare sia l’ordine morale sia l’ordine giuridico: l’ordine sociologico dell’effettività del costume è eretto a etica e l’ordine legale (positivo) è considerato il solo ordine giuridico.

Come ogni anno la giornata si apre con la celebrazione della Messa tridentina, servita per le cure della Sezione di Pordenone di Una Voce Italia.

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Enrico Dante, Amitto

AMITTO. – Indumento sacro di tela (m. 0,70 x 0,80 ca.), da porsi intorno al collo o sulle spalle, munito di fettucce per legarne i capi sul petto. Gli autori non sono concordi sulle sue origini. Alcuni dal nome greco anabolaio o anabolio, con cui viene designato negli Ordines Romani dal sec. viii al xii, lo vogliono derivare dallo scapolare col quale i monaci stringevano la tunica intorno al corpo per aver libero l’esercizio delle braccia. Altri, invece, hanno voluto vedervi il focale, pallium orarium o sudarium dei romani, specie di sciarpa che si metteva intorno al collo sotto la penula o dalmatica (v.), per ripararsi dal freddo o dal sudore. Sulla colonna Traiana, a Roma, si possono vedere i soldati romani inviati in Germania, che portano al collo tale sciarpa. Amalario la chiama a. (da amicire), perché si cingeva intorno al collo e alle spalle. Verso il sec. x si cominciò a porlo anche sopra il capo, a modo di cappuccio. Tale uso durò per tutto il medioevo, ed in alcune chiese, specie della Francia, anche !ino al sec. xvii e xviii. Questo cappuccio fu ornato con ricami in oro, o con pietre preziose, e si poneva sul capo come un elmo. Poi, col tempo, ritornò alla sua semplicità antica.

Secondo le prescrizioni odierne, deve essere di tela, di lino o di canapa, avere in alto o nel mezzo una croce ben distinta, che il sacerdote bacia prima di usarlo, ed essere benedetto dal vescovo o da chi ne ha facoltà. Si indossa prima del camice; ma a Roma, anticamente, lo si metteva sopra di esso. Tale uso è conservato tuttora nel rito ambrosiano e lugdunense; ed anche nel rito romano, in alcuni casi, si pone l’a. sopra la cotta o il rocchetto. L’a. simboleggia la fortezza con la quale si deve combattere il demonio. Bellissima, a tale proposito, la preghiera che il sacerdote recita nell’indossarlo: Impone, Domine, capiti meo galeam salutis ad expugnandos diabolicos incursus.

Bibl.: G. Bona, De rebus liturgicis, Parigi 1672, p. 226; J. Braun, I paramenti sacri, Torino 1924, p. 56: M. Righetti, Storia Liturgica, I, Milano 1945, p. 474 sg.                  Enrico Dante

 

Cfr. Enciclopedia Cattolica, I, Città del Vaticano, Ente per l’Enciclopedia Cattolica e il Libro Cattolico, 1948, coll. 1076-1077 (riprodotto in «Una Voce Notiziario», 56-57 ns, 2014-2015, p. 17 v.).

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Per scoprire di più sui membri del CISP. Intervista con Fabio Marino che presenta l’associazione Una Voce Italia

Oggi diamo la parola al nostro grande amico Fabio Marino che ci presenta l’associazione Una Voce Italia, organizzazione fondatrice del nostro pellegrinaggio romano che opera in Italia per la difesa della lingua e della musica tradizionale nella liturgia cattolica e per la libertà della  Messa tradizionale nella Chiesa.

Christian Marquant, Presidente del CISP

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Una Voce Notiziario 80-82 ns (2021)

Bollettino trimestrale UNA VOCE Associazione per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana Gennaio-Ottobre 2021 N. 80-81-82 Nuova Serie [210-211-212 dell’intera collezione].

INDICE

01. Messaggio del presidente Joseph Shaw alle associazioni membro della FIUV e a tutti i nostri sostenitori e amici, pp. 1-2 link
02. AI LETTORI, p. 2
03. Francesco, Lettera apostolica in forma di Motu Proprio «Traditionis custodes», pp. 2-4 link
04. Vivere la fede vivere il futuro. La forma straordinaria del rito romano. Dichiarazione della Federazione Internazionale Una Voce, p. 4 link
05. Pro vitanda mortalitate, p. 5
06. UNA VOCE ITALIA 50 ANNI – TESTIMONIANZE (n. 7)
07. Ivo Cisar, Il Breve esame critico è valido e attuale?, pp. 5-6
08. CONOSCERE LA SACRA LITURGIA (n. 9)
09. Rubricae generales Missalis Romani (7), p. 7
10. VITA DELL’ASSOCIAZIONE (nn. 11-13)
11. Una Voce Internazionale, pp. 7-8
12. Una Voce Italia, p. 8
13. Una Voce Venezia, p. 8
14. Sommario, p. 8.

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Aquileia, 29 luglio 2022. Messa tridentina e convegno sulle origini della Chiesa aquileiese

Il 29 luglio 2022 la Compagnia di Sant’Antonio, in collaborazione con la Società Internazionale Tommaso d’Aquino, sezione Friuli-Venezia Giulia e il Circolo Culturale Cornelio Fabro di Udine, organizza ad Aquileia il convegno «Uno sguardo all’alba del Cristianesimo ad Aquileia. Interpretazioni e prospettive sulle origini della Chiesa aquileiese».

Alle 9:30 sarà celebrata per gli intervenuti una Messa tridentina presso la chiesa di Monastero. Seguirà il convegno alla Sala Romana (Piazza Capitolo 7 Aquileia): alle 10:45 il prof. Giordano Brunettin parlerà di «Interpretazioni dei mosaici dell’aula nord», cui farà seguito l’intervento del prof. Roberto Castenetto su «Maria nella chiesa di Aquileia». Modera il rev.do don Alberto Zanier dell’archidiocesi di Udine.

Alle 13 sarà imbandito un pranzo all’Hotel dei Patriarchi (Via Giulia Augusta 12 Aquileia), prenotazioni al numero 347 3961396.

 

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In memoriam Mario Seno

 

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E’ mancato in Milano il 30 giugno 2022 all’età di novant’un anno il dottor Mario Seno, dal 1988 al 2000 presidente nazionale di Una Voce Italia.

L’Associazione lo ricorda con gratitudine e rimpianto, esprime il proprio cordoglio alla Famiglia, si unisce alla preghiera di suffragio.

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