Roma, 6 luglio 2023. Messa per il ritorno dei santi Pietro e Paolo festa civile in tutta Italia

Il 6 luglio 2023 alle 18:30, alla Parrocchia della Ss.ma Trinità dei Pellegrini in Roma, l’associazione Una Voce Italia fa celebrare la Messa secondo l’intenzione che san Pietro e Paolo ritorni festa civile nel resto d’Italia come lo è nell’Urbe, e ritornino le altre feste soppresse nel 1977.

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Andrea Adami da Bolsena, Osservazioni per ben regolare il Coro de i Cantori della Cappella Pontificia – San Pietro

Primo Vespero di S. Pietro.
Cap. XXXII.

Volendo il Pontefice celebrar la Messa la mattina seguente, canta in questo giorno solennemente il Vespero.

Partitosi per tanto dalla Sala Ducale col solito corteggio del Sagro Collegio, scende in S. Pietro, e fatte le adorazioni all’Altare del Santissimo, e degli Apostoli salle sul Trono, dove riceve all’ubbidienza li Signori Cardinali, li quali dipoi si vestono de’ paramenti Sagri, e dopo Sua Santità dà principio al Vespero, a cui dal nostro Coro si risponde al solito.

Un Auditor di Rota, che la seguente Mattina nella Messa fa il Suddiacono, và appié de i gradini de Soglio, e dà l’intonazione della prima Antifona al Papa; poi dagli Assistenti portatogli il libro, intona l’Antifona Petrus, et Joannes, la quale si ripiglia dal nostro Coro; dopo due Soprani Anziani intonano il Salmo Dixit Domi[82|83]us etc. e terminato, due Contralti Eddomadarj ripetono l’Antifona, che vien proseguita dal Coro. Il Suddiacono suddetto dà la seconda Antifona al Cardinal primo Diacono Assistente nella forma che l’ha data al Papa, poi la terza al Cardinal Vescovo Assistente, la quarta al Cardinal primo Prete, e finalmente la quinta al Cardinal secondo Diacono Assistente.

Il detto Auditor di Rota dice il Capitolo, e poi il Papa intona l’Inno, preintonatogli dal medemo Auditor di Rota, e terminato, due Soprani cantano il Versetto, In omnem terram etc. e il Coro R). Et in fines orbis terræ etc. poi il suddetto Auditore di Rota porta come sopra l’Antifona del Magnificat etc. al Papa, da cui viene intonata, e si ripiglia al solito dal nostro Coro; avverta quì il Signor Maestro di far durare la Cantilena di detta Antifona fin tanto che Sua Santità abbia posto, e benedetto l’incenso, ed allora subito faccia fare la cadenza, ed incominciare il [83|84Magnificat etc. che mentre si canta dal nostro Coro, il Papa incensa l’Altare, e segue la Funzione come abbiam detto degli altri Vesperi.

 

La Mattina di San Pietro alla Messa.
Cap. XXXIII.

Viene la Santità Sua in S. Pietro come si è riferito nel giorno di Pasqua, e giunto all’Altar Papale fa breve Orazione, e poi và al piccolo Soglio eretto dalla parte dell’Epistola, dove riceve l’ubbidienza, come si è detto nel giorno di Pasqua, dopo di che s’alza in piedi, e detto piano il Pater noster, e l’Ave Maria, dà principio a terza, dicendo Deus in adiutorium meum intende, a cui il Coro risponde come è notato nel libro; Poscia due Soprani intonano l’Inno Nunc Sancte nobis Spiritus, che si proseguisce dal Coro con sollecitudine, e finito, l’Anziano de’ Soprani intona l’Antifona Argentum, & aurum, e poi i Contralti Eddomadarj il Salmo Le[84|85]gem pone mibi Domine, il Signor Maestro si conterrà nel Salmeggiare nel modo appunto, che abbiam divisato nel giorno di Pasqua. Terminati i trè Salmi, e replicata l’Antifona il Pontefice s’alza in piedi con la Mitra, e un Soprano eletto dall’Anziano dice il Capitolo, e poi due Soprani dicono i Versetti alternando col Coro, come si vede nel libro; dipoi il Papa sede, depone la Mitra, s’alza, e canta Dominus vobiscum. R). Et cum spiritu tuo, e dopo l’Orazione R). Amen; torna Sua Santità a dire Dominus vobiscum. R). Et cum spiritu tuo; alla fine due Soprani dicono Benedicamus Domino R). Deo gratias, e così termina Terza.

La Funzione, che segue và regolata coll’istess’ordine, come nel giorno di Pasqua si è distintamente veduto.

Terminata l’Epistola Greca si dà principio al Graduale, il quale si dee dire adagio, non essendovi la sequenza come nel giorno di Pasqua; il Signor Maestro però dovrà star avvertito, perche le Cerimonie [85|86] sono le medesime, e il Graduale averà il suo termine, come dissi in quella Funzione.

Dopo l’Evangelio la Santità di Nostro Signore oggi felicemente regnante recita un Omelia, terminata la quale si pubblica l’indulgenza, ed il Papa dà la benedizione, a cui si risponde conforme è notato nella tabella del nostro Coro, dipoi Sua Santità intona il Credo. Segue l’Offertorio, che si dee dire andante, indi il Mottetto Tu es Petrus nel libro 130. a carte 174. con seconda parte, e se al Signor Maestro piacerà, potrà farne dire un altro, che stà nel libro 199. a carte 13. Ma pare che il primo sia il migliore, e si deve dire andante; e non bastando, per esser la Funzione assai lunga, il Signor Maestro potrà far replicare, o la prima, o la seconda parte a suo piacere, purche termini al solito tempo degli altri. Poscia segue il tutto come nel giorno di Pasqua, avvertendo però il Signor Maestro, che al Per omnia sæcula sæculorum avanti al Pater noster si risponde Amen. [86|87]

Non v’è communione de’ Cardinali Diaconi, né de’ Principi; onde il Signor Maestro farà terminare il Dona nobis pacem quando il Papa averà sorbito il sangue con la Canna d’oro, e poi farà tacere fino a tanto, che egli scende dal Soglio, perche allora si comincia il Communio, che dovrà esser finito, quando Sua Santità l’averà letto sopra l’Altare.

Se il Papa non celebra, in tal caso tocca al Cardinal Decano, e la Funzione è come le altre ordinarie, sì nella Messa, che nel Vespero.

Prima della Messa il Signor Maestro farà diligenza per sapere se il Papa vuole i Concerti alla Mensa, ed a che ora comanda il Vespero segreto, che dovrà essere allegro, e ben concertato.

 

Cfr. Andrea Adami da BolsenaOsservazioni per ben regolare il Coro de i Cantori della Cappella Pontificia. Tanto nelle Funzioni ordinarie, che straordinarie, Roma, Antonio de’ Rossi, 1711, pp. 82-87; è stata mantenuta l’ortografia originale. Vedi unavoce-ve.it

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Verona, Messa tridentina per i cinquant’anni di sacerdozio del rettore di S. Toscana

Il 24 giugno 2023, festa della Natività di san Giovanni Battista, il rettore della chiesa di S. Toscana a Verona, don Adriano Avesani ha cantato la Messa tridentina all’occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio. E’ stata eseguita la Messe Royale di Henri du Mont.

Dalla sua nomina a rettore nel 2013 don Adriano ha celebrato la Messa tridentina ogni domenica nella sua chiesa, come hanno fatto i suoi predecessori a partire dal 1994, quando con decreto del 23 marzo 1994 (Prot. n. 49/94) il vescovo di Verona mons. Attilio Nicora (poi cardinale) permetteva la celebrazione della Messa latina antica alla rettoria di S. Toscana su istanza della Sezione di Verona dell’Associazione Una Voce Italia.

Si sono alternati in questo incarico – che ha segnato nei decenni un percorso di devozione e di civiltà nel rendere a Dio il suo culto nelle forme perenni della tradizione – i rettori mons. Carlo Fiorini, mons. Bruno Ferrante, don Armando Penna, mons. Gino Oliosi.

L’Associazione esprime a don Adriano Avesani congratulazioni e auguri per il di lui Giubileo sacerdotale.

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29 giugno 2023 San Pietro e Paolo


Beátus es, Simon Bar Jona : quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in cælis est.

 

29 giugno terzo delle Calende di luglio

Giovedì

Santi Pietro e Paolo Apostoli

Doppio di prima classe con Ottava comune. Paramenti rossi. Messa «Nunc scio vere». Nell’Alma Urbe e nel suo Distretto doppio di prima classe con Ottava di III ordine.

 

Die  29  Junii

Ss.  PETRI  et  PAULI

APOSTOLORUM

Duplex I classis cum Octava communis

Introitus                                                                                                  Act. 12, 11

NUnc scio vere, quia misit Dóminus Angelum suum : et erípuit me de manu Heródis et de omni exspectatióne plebis Judæórum. Ps. 138, 1-2. Dómine, probásti me et cognovísti me : tu cognovísti sessiónem meam et resurrectiónem meam. V). Glória Patri. Nunc.

Oratio

DEus, qui hodiérnam diem Apostolórum tuórum Petri et Pauli martýrio consecrásti : da Ecclésiæ tuæ, eórum in ómnibus sequi præcéptum; per quos religiónis sumpsit exórdium. Per Dóminum.

Léctio Actuum Apostólorum
Act. 12, 1-11

IN diébus illis : Misit Heródes rex manus, ut afflígeret quosdam de ecclésia. Occidit autem Jacóbum fratrem Joánnis gládio. Videns autem, quia placéret Judaéis, appósuit, ut apprehénderet et Petrum. Erant autem dies azymórum. Quem cum apprehendísset, misit in cárcerem, tradens quatuor quaterniónibus mílitum custodiéndum, volens post Pascha prodúcere eum pópulo. Et Petrus quidem servabátur in cárcere. Orátio autem fiébat sine intermissióne ab ecclésia ad Deum pro eo. Cum autem productúrus eum esset Heródes, in ipsa nocte erat Petrus dórmiens inter duos mílites, vinctus caténis duábus : et custódes ante óstium custodiébant cárcerem. Et ecce, Angelus Dómini ástitit : et lumen refúlsit in habitáculo : percussóque látere Petri, excitávit eum, dicens : Surge velóciter. Et cecidérunt caténæ de mánibus ejus. Dixit autem Angelus ad eum : Præcíngere, et cálcea te cáligas tuas. Et fecit sic. Et dixit illi : Circúmda tibi vestiméntum tuum, et séquere me. Et éxiens sequebátur eum, et nesciébat quia verum est, quod fiébat per Angelum : existimábat autem se visum vidére. Transeúntes autem primam et secúndam custódiam, venérunt ad portam férream, quæ ducit ad civitátem : quæ ultro apérta est eis. Et exeúntes processérunt vicum unum : et contínuo discéssit Angelus ab eo. Et Petrus ad se revérsus, dixit : Nunc scio vere, quia misit Dóminus Angelum suum, et erípuit me de manu Heródis et de omni exspectatióne plebis Judæórum.

Graduale. Ps. 44, 17-18. Constítues eos príncipes super omnem terram : mémores erunt nóminis tui. Dómine. V). Pro pátribus tuis nati sunt tibi fílii : proptérea pópuli confítebúntur tibi.

Allelúja, allelúja. V). Matth. 16, 18. Tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam. Allelúja.

+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Matthaéum           Matth. 16, 3-19

IN illo témpore : Venit Jesus in partes Cæsaréæ Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens : Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt : Alii Joánnem Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Jeremíam aut unum ex prophétis. Dicit illis Jesus : Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit : Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Jesus, dixit ei : Beátus es, Simon Bar Jona : quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in cælis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni cælórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in cælis : et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in cælis.

Credo, per totam Octavam.

Offertorium. Ps. 44, 17-18. Constítues eos príncipes super omnem terram : mémores erunt nóminis tui, Dómine, in omni progénie et generatióne.

Secreta

HÓstias, Dómine, quas nómini tuo sacrándas offérimus, apostólica prosequátur orátio : per quam nos expiári tríbuas et deféndi. Per Dóminum.

Præfatio de Apostolis, quæ dicitur per totam Octavam in omnibus Missis, quæ aliam Præfationem non exigant, juxta Rubricas.

PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.

VEre dignum et justum est, æquum et salutáre : Te, Dómine, supplíciter exoráre, ut gregem tuum, pastor ætérne, non déseras : sed per beátos Apóstolos tuos contínua protectióne custódias : Ut iísdem rectóribus gubernétur, quos óperis tui vicários eídem contulísti præésse pastóres. Et ídeo, cum Angelis et Archánge­lis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cáni­mus, sine fine dicéntes :

Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.

Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Communio. Matth. 16, 18. Tu es Petrus, ei super hanc petram aedificabo Ecclésiam meam.

Postcommunio

QUos cælésti, Dómine, alimento satiásti : apostólicis intercessiónibus ab omni adversitáte custódi. Per Dóminum.

Pro votiva Ss. Petri et Pauli sumitur Missa Mihi autem, quæ habetur inter votivas. Tempore autem Paschali dicitur Missa ut in Festo S. Marci, præter Orationes, Epistolam et Evangelium, quæ dicuntur ut in Missa Mihi autem, ut supra notatur.

 

 

 

 

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Roma 9 giugno 2023 Messa per il ritorno del Corpus Domini festa civile per iniziativa di Una Voce Italia

Il 9 giugno 2023 alle 18:30 alla Parrocchia della Ss.ma Trinità dei Pellegrini in Roma, Una Voce Italia fa celebrare la Messa secondo l’intenzione di ottenere il ritorno a feste civili del Corpus Domini e delle altre feste soppresse.

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8 giugno 2023, festa del Corpus Domini Messa tridentina e processione a Bressanone e a Bolzano

Giovedì 8 giugno 2023, giorno del Corpus Domini, sarà celebrata la Messa tridentina, seguita dalla processione eucaristica, a Bressanone alle 18 alla chiesa del Sacro Cuore (Via Mercato Vecchio 17) a cura della Fraternità Sacerdotale San Pietro e a Bolzano alle 18:30 alla chiesa di S. Maria in Augia (Piazza don Bosco 11/A).

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Giovedì 8 giugno 2023 Corpus Domini

Cibávit eos ex ádipe fruménti, allelúja : et de petra,
melle saturávit eos, allelúja, allelúja, allelúja.

 

8 giugno sesto delle Idi

Giovedì

Corpus Domini

Doppio di prima classe con Ottava privilegiata di II Ordine. Paramenti bianchi. Messa «Cibávit eos … allelúja».

 

FERIA  V  POST  FESTUM  SSMÆ  TRINITATIS

IN FESTO

SSMI  CORPORIS  CHRISTI

 Duplex I classis cum Octava privilegiata II Ordinis

Introitus                                                                                              Ps. 80, 17

CIbávit eos ex ádipe fruménti, allelúja : et de petra, melle saturávit eos, allelúja, allelúja, allelúja. Ps. ibid., 2. Exsultáte Deo, adjutóri nostro : jubiláte Deo Jacob. V). Glória Patri. Cibávit.

Oratio

DEus, qui nobis sub Sacraménto mirábili passiónis tuæ memóriam reliquísti : tríbue, quaésumus, ita nos Córporis et Sánguinis tui sacra mystéria venerári; ut redemptiónis tuæ fructum in nobis júgiter sentiámus : Qui vivis.

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli
ad Corínthios      I Cor. 11, 23-29

FRatres: Ego enim accépi a Dómino quod et trádidí vobis, quóniam Dóminus Jesus, in qua nocte tradebátur, accépit panem, et grátias agens fregit, et dixit: Accípite, et manducáte: hoc est corpus meum, quod pro vobis tradétur: hoc fácite in meam commemoratiónem. Simíliter et cálicem, postquam cenávit, dicens : Hic calix novum Testaméntum est in meo sánguine. Hoc fácite, quotiescúmque bibétis, in meam commemoratiónem. Quotiescúmque enim manducábitis panem hunc, et cálicem bibétis, mortem Dómini annuntiábitis, donec véniat. Itaque quicúmque manducáverit panem hunc, vel bíberit cálicem Dómini indígne, reus erit córporis et sánguinis Dómini. Probet autem seípsum homo : et sic de pane illo edat, et de cálice bibat. Qui enim mandúcat et bibit indígne, judícium sibi mandúcat et bibit : non dijúdicans corpus Dómini.

Graduale. Ps. 144, 15-16. Oculi ómnium in te sperant, Dómine : et tu das illis escam in témpore opportuno. V). Aperis tu manum tuam : et imples omne ánimal benedictióne.

Allelúja, allelúja. V). Joann. 6, 56-57. Caro mea vere est cibus, et sanguis meus vere est potus : qui mandúcat meam carnem, et bibit meum sánguinem, in me manet, et ego in eo.

¶ Et dicitur Allelúja, si infra Octavam Sequéntia omittatur.

Sequentia

LAuda, Sion, Salvatórem, lauda ducem et pastórem in hymnis et cánticis.

Quantum potes, tantum aude : quia major omni laude, nec laudáre súffícis.

Laudis thema speciális, panis vivus et vitális hódie propónitur.

Quem in sacræ mensa cœnæ, turbæ fratrum duodénæ datum non ambígitur.

Sit laus plena, sit sonóra, sit jucúnda, sit decóra mentis jubilátio.

Dies enim sollémnis agitur, in qua mensæ prima recólitur hujus institútio.

In hac mensa novi Regis, novum Pascha, novæ legis, Phase vetus términat.

Vetustátem nóvitas, umbram fugat véritas, noctem lux elíminat.

Quod in cœna Christus gessit, faciéndum hoc expréssit in sui memóriam.

Docti sacris institútis, panem, vinum in salútis consecrámus hóstiam.

Dogma datur Christiánis, quod in carnem transit panis, et vinum in sánguinem.

Quod non capis, quod non vides, animósa fírmat fides, præter rerum órdinem.

Sub divérsis speciébus, signis tantum, et non rebus, latent res exímiæ.

Caro cibus, sanguis potus : manet tamen Christus totus, sub utráque spécie.

A suménte non concísus, non confráctus, non divísus: ínteger accípitur.

Sumit unus, sumunt mille : quantum isti, tantum ille: nec sumptus consúmitur.

Sumunt boni, sumunt mali : sorte tamen inæquáli, vitæ, vel intéritus.

Mors est malis, vita bonis : vide paris sumptiónis quam sit dispar éxitus.

Fracto demum sacraménto, ne vacílles, sed meménto, tantum esse sub fragménto, quantum toto tégitur.

Nulla rei fit scissúra : signi tantum fit fractúra : qua nec status, nec statúra signáti minúitur.

Ecce panis Angelórum, factus cibus viatórum : vere panis filiórum, non mitténdus cánibus.

In figúris præsignátur, cum Isaac immolátur : agnus paschæ deputátur : datur manna pátribus.

Bone pastor, panis vere, Jesu, nostri miserére : tu nos pasce, nos tuére : tu nos bona fac vidére in terra vivéntium.

Tu, qui cuncta scis et vales : qui nos pascis hic mortáles : tuos ibi commensáles, coherédes et sodáles fac sanctórum cívium. Amen. Allelúja.

+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum
Joánnem               Joann. 6, 56-59

IN illo témpore : Dixit Jesus turbis Judæórum : Caro mea vere est cibus, et sanguis meus vere est potus. Qui mandúcat meam carnem, et bibit meum sánguinem, in me manet, et ego in illo. Sicut misit me vivens Pater, et ego vivo propter Patrem : et qui mandúcat me, et ipse vivet propter me. Hic est panis, qui de cælo descéndit. Non sicut manducavérunt patres vestri manna, et mórtui sunt. Qui mandúcat hunc panem, vivet in ætérnum.

Credo. 

Offertorium. Levit. 21, 6. Sacerdótes Dómini incénsum et panes ófferunt Deo : et ídeo sancti erunt Deo suo, et non pólluent nomen ejus, allelúja.

Secreta

ECclésiæ tuæ, quaésumus, Dómine, unitátis et pacis propítius dona concéde : quæ sub oblátis munéribus mýstice designántur. Per Dóminum.

Præfatio de Nativitate, quæ dicitur per totam Octavam, juxta Rubricas.

PEr ómnia saécula sæculórum.
R). Amen.
V). Dóminus vobíscum.
R). Et cum spíritu tuo.
V). Sursum corda.
R). Habémus ad Dóminum.
V). Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R). Dignum et justum est.

VEre dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper, et ubíque gratias ágere : Dómine sancte, Pa­ter omnípotens, ætérne Deus : Quia per incarnáti Verbi mystérium, nova mentis nostræ óculis lux tuæ cla­ritátis infúlsit ut, dum visibíliter Deum cognósci­mus, per hunc in invisibílium amórem rapiámur. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Do­mina­tiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes :

Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dóminus Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis.

Benedíctus qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Communio. I Cor. 11, 26-27. Quotiescúmque manducábitis panem hunc, et cálicem bibétis, mortem Dómini annuntiábitis, donec véniat : ítaque quicúmque manducáverit panem, vel bíberit cálicem Dómini indígne, reus erit córporis et sánguinis Dómini, allelúja.

Postcommunio

FAc nos, quaésumus, Dómine, divinitátis tuæ sempitérna fruitióne repléri : quam pretiósi Córporis et Sánguinis tui temporális percéptio præfigúrat : Qui vivis.

¶ Infra Octavam et in die Octava dicitur Missa ut in Festo. Infra Octavam autem, in Missis privatis lectis, Sequentia ad libitum Celebrantis omitti potest, juxta Rubricas.

¶ Infra Octavam adduntur, item juxta Rubricas, Orationes pro diversitate Temporum assignatæ, nempe :

Oratio

2ª de S. Maria

COncéde nos fámulos tuos, quaésumus, Dómine Deus, perpétua mentis et córporis sanitáte gaudére : et, gloriósa beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, a præsénti liberári tristítia, et ætérna pérfrui lætítia. (Per Dóminum.)

3ª contra persecutores Ecclesiæ

ECclesiæ tuæ, quaésumus, Dómine, preces placátus admítte : ut, destrúctis adversitátibus et erróribus univérsis, secúra tibi sérviat libertáte. Per Dóminum.

Vel 3ª pro Papa

DEus, ómnium fidélium pastor et rector, fámulum tuum Francíscum, quem pastórem Ecclésiæ tuæ præésse voluísti, propítius réspice : da ei, quaésumus, verbo et exémplo, quibus præest, profícere; ut ad vitam, una cum grege sibi crédito, pervéniat sempitérnam. Per Dóminum.

Secreta

2ª de S. Maria

TUa, Dómine, propitiatióne, et beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, ad perpétuam atque præséntem hæc oblátio nobis profíciat prosperitátem et pacem. (Per Dóminum.)

3ª contra persecutores Ecclesiæ

PRótege nos, Dómine, tuis mystériis serviéntes : ut, divínis  rebus inhæréntes, et córpore tibi famulémur et mente. Per Dóminum.

Vel 3ª pro Papa

OBlátis, quaésumus, Dómine, placáre munéribus : et fámulum tuum Francíscum, quem pastórem Ecclésiæ tuæ præésse voluísti, assídua protectióne gubérna. Per Dóminum.

Postcommunio

2ª de S. Maria

SUmptis, Dómine, salútis nostræ subsídiis : da, quaésumus, beátæ Maríæ sempre Vírginis patrocíniis nos ubíque prótegi; in cujus veneratióne hæc tuæ obtúlimus majestáti. (Per Dóminum.)

3ª contra persecutores Ecclesiæ

QUaésumus, Dómine, Deus noster : ut, quos divína tríbuis  participatióne gaudére, humánis non sinas subjacére perículis. Per Dóminum.

Vel 3ª pro Papa

HÆc nos, quaésumus, Dómine, divini sacraménti percéptio prótegat : et fámulum tuum Francíscum, quem pastórem Ecclésiæ tuæ præésse voluísti; una cum commísso sibi grege, salvet semper et múniat. Per Dóminum.

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Pietro Siffrin – Maria Accascina, Ostensorio

OSTENSORIO. – E’ un vaso sacro (monstrantia, tabernaculum [mobile o portatile], custodia] che si adopra per la solenne esposizione del S.mo Sacramento o per recarlo in processione, in uso soltanto nella Chiesa latina.

Consta di una specie di teca (di forma quadrata, rotonda, o cilindrica) munita di cristallo, sorretta da un piede simile a quello del calice. L’Ostia si immette in un sostegno semirotondo (detto lunula o lunetta per la sua forma di mezza luna, chiamata talvolta nella Germania orientale del sud «Melchisedech»; Gen. 14, 18), fissato nella teca per mezzo di una incanalatura. Il tutto, di altezza variabile dai 40 ai 120 cm., è sovrastato da una piccola croce (S. Congr. dei Riti, decr. 2957). Non sono prescritte né la materia (oro, argento, rame dorato; decr. 3162 ad 6), né la benedizione; soltanto la lunetta, fatta per convenienza di metallo dorato, è benedetta (decr. 926 ad 5).

L’o. venne introdotto nel sec. xiv in seguito all’uso fattosi più comune nel sec. xv, di esporre il S.mo Sacramento alla adorazione pubblica. Al principio si faceva l’esposizione con la pisside o con un vaso a forma di scatola munita di cristallo.

Ma per il desiderio di vedere l’Ostia Santa, e, specialmente, per portarla svelata in solenni processioni, si costruirono appositi ostensori.                     Pietro Siffrin

 

Arte. – Nell’epoca gotica (secc. xivxv), quando più se ne diffuse l’uso parallelamente ai reliquiari, di cui è una filiazione, l’o. fu ideato come un tempietto, la casa del Signore, e, in tutto aderendo agli esemplari dell’architettura, ebbe guglie, pinnacoli, contrafforti, statuette, modificandosi a seconda delle varianti regionali con prevalenza di cristalli a Venezia, con archi riflessi alla catalana in Sicilia o nella Sardegna, con forme più dure e ferrigne nella Lombardia (esempi a Lovere, chiesa di S. Giorgio; a Rossano, Cattedrale; a Milano, Castello Sforzesco, ecc.). Sull’esempio dei grandiosi ostensori che si facevano nella Spagna, nell’Italia meridionale, specie in Sicilia, alcuni ostensori raggiunsero un’altezza di ca. 2 m. e dovevano essere portati a braccia durante le processioni. Esempio eccezionale è quello rimasto nella cattedrale di Enna, opera di Paolo Gili (sec. xvi). Durante il Rinascimento, nelle varie regioni, anche per le forme degli ostensori gli orafi guardarono agli esemplari della nuova architettura; così non si mutò la forma generale dell’o. ma si sostituirono colonnine, timpani e cupolette ai contrafforti e alle guglie, ricercando una maggiore armonia nelle proporzioni e decorando la base e il fusto con minuti ceselli (Peja, chiesa di S. Antonio; Corlago, chiesa di S. Pancrazio) ecc.

Col sec. xv si cominciò a preferire un altro tipo di o. detto «a sole». Identificando l’Eucaristia al sole raggiante, la teca di cristallo che la conteneva fu racchiusa da una cornice circolare dalla quale si dipartivano raggi di varia lunghezza, spesso alternati in oro e in argento, ornati da gemme o da fiori con smalti (Palermo, S. Domenico) o coralli (Trapani, Museo nazionale). La fantasia degli orafi artisti diede a questo tipo altri particolari decorativi: il fusto fu interrotto o formato da figure di santi che sorreggono la sfera (Padova, chiesa di S. Luca; Castel di Sangro, Cattedrale), oppure da coppie di angioli (Bagnara, chiesa madre; Stilo, chiesa di S. Giovanni Teresti; Vibo Valentia, chiesa di S. Leo Luca, ecc.). Libero da ogni compromesso con l’architettura, l’o. nel Settecento assunse forme splendide nella perfetta unità di movimento che dalla base passa al fusto in un vortice d’oro dal quale in alto sorge la sfera raggiante incoronata da angioletti adoranti; oppure coperta da grappoli d’uva o di spighe come piacque agli orafi Filiberto, Michele Kuerner, viennese, Angelo Spinazi, Mercurio, Sebastiano Juvara e altri molti (ad es., Chiuduno [Bergamo], chiesa di Maria Assunta; Bergamo, chiesa di S. Alessandro della Croce; Piacenza, chiesa di S. Lazzaro; Palermo, Museo nazionale; Messina, chiesa di Monte Vergine, ecc.).

Il gusto neoclassico agli inizi dell’Ottocento irrigidì le forme ma non mutò sostanzialmente il tipo che rimase il preferito modello per le riproduzioni industriali. Più recentemente nelle varie mostre di arte sacra si è visto con quanta insistenza, e spesso con quante perfezionate esperienze gli orafi moderni hanno elaborato il motivo dell’o. raggiungendo assai spesso la stessa nobiltà degli antichi modelli.

Bibl.: J. Braun, Das christl. Altargerät in seinem Sein und in seiner Entwicklung, Monaco 1932, pp. 348-411; M. Righetti, Manuale di storia liturgica, I, 2ª ed., Milano 1950, pp. 474-75.                                                                                                                          Maria Accascina

 

Cfr. Enciclopedia Cattolica, IX, Città del Vaticano, Ente per l’Enciclopedia Cattolica e il Libro Cattolico, 1952, coll. 430-431.

 

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Una Voce Napoli fa dire la Messa perché il Giovedì del Corpus Domini ritorni festa civile

Per iniziativa della Sezione di Napoli di Una Voce Italia, il 3 giugno 2023 alla chiesa di S. Maria della Vittoria in Napoli è stata celebrata una Messa tridentina secondo l’intenzione che il Giovedì del Corpus Domini ritorni festa civile, come pure tutte le festività soppresse nel 1977. Ha celebrato il rev. Antonio Luiso.

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