Card. Prospero Lambertini / Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa 44-45-46-47
[Stola]
XLIV. Il quinto sacro indumento è la stola. Della stola parlasi nel testamento vecchio come d’un intero vestimento. Così nella Genesi al cap. 41. «Vestivitque cum stola bissina»; e nel cap. 45. «Singulis quoque proferri iussit binas stolas»; e nel libro d’Ester al cap. 6. «Tulit itaque Aman stolam et equum» e la parabola del figliuol prodigo comprova questo medesimo assunto. Appresso i profani la stola significa la veste della donna: e però Cicerone deserivendo i costumi effeminati di Marcantonio disse nella seconda filippica «Sumpsisti virilem togam, quam statim muliebrem stolam reddidisti». Era la stola una veste lunga che copriva tutto il corpo: e questa veste avea preso il nome di stola,
perchè al di lei lembo v’era una certa fascia, che dicevasi stola.
XLV. La nostra stola chiamasi anche orarium: per lo che nella Gemma animae al lib. 1 cap. 204 si legge: «Deinde circumdat collum suum stola, quae et orarium dicitur»: ed in Rabano Mauro al lib. 1 cap. 19 «Quintum est, quod orarium dicitur, licet hoc quidam stolam vocent», e nel pontificale e nella Vita del pontefìce Agatone: «Ea hora sancta synodus una cum principe eius orarium auferri iusserunt a collo eius», cioè di Maccario Antiocheno. La parola orario si trova pure appresso i gentili per esprimere un fazzoletto da asciugarsi la faccia: riferendo Flavio Vobisco nella Vita d’Aureliano che donò «oraria populo romano, quibus uteretur populus ad favorem», cioè alzando in aria, ed acclamando il principe con voci, ed acclamazioni di gioia: ed è d’uopo, che
appresso i profani l’orario fosse più lungo che largo a somiglianza d’una fascia, mentre Gregorio turonense nel lib. 3 delle Storie al cap. 5 raccontando, che Sigismondo re de’ borgondi fece uccidere il proprio figlio nel tempo, che dormiva, così descrive il fatto: «Dormienti orarium suum collo positum, ac sub mento ligatum, trahentibus ad se invicem duobus pueris, suffocatus est».
XLVI. Il dotto cardinal Bona nel lib. 1 Rer. liturgic. al cap. 24 n. 6 dice, aver la nostra stola avuta l’etimologia da quella fascia, ch’era nel lembo di quella lunga veste, che copriva il corpo delle donne, la qual fascia, come si è detto, chiamavasi stola, e che pure la nostra stola è stata chiamata, e si chiama orarium, traendo l’etimologia dall’orario che appresso i profani, come abbiamo poc’anzi accennato, significava una fascia più lunga, che larga. Altri vogliono, che la parola orarium cavi la sua origine dalla parola ora, che significa la falda della veste. Così il P. Le Brun al tom. 1 pag. 50. Così il Vert al tom. 2 pag. 326. Ma, ciocchè siasi di questa non molto importante controversia, concluderemo per ora il punto della stola col dire, che la stola, l’uso della quale è antichissimo nella Chiesa essendovene le pruove più antiche di mille e trecento anni, come ben dimostra il cardinal Bona nel luogo citato, portavasi da’ vescovi sempre, ed in ogni luogo, che lo stesso facevasi dai sacerdoti e che i diaconi la portavano sempre e da per tutto, ma nel primo anno della loro ordinazione. Di san Fulgenzio leggesi, che per conservare nel vescovado la pratica della vita monastica, non si servì mai della stola, come facevano gli altri vescovi. Nella vita di s. Tommaso Cantuariense scritta da Giovanni Sarisberiense così si legge: «stolam tamen iugum Christi suave circa collum diebus ac noctibus habebat». Nel concilio di Magonza dell’813 al cap. 28 così fu risposto: «Ut presbyteri sine intermissione utantur orario propter differentiam sacerdotii dignitatis». Nella vita di s. Mauro abate scritta in prosa vien riferito quanto in appresso: «stolam, cum qua eodem anno, iubente beato magistro suo, ordinatus ad ministerium fuerat leviticum, et quam iuxta morem sanctitatis gratia primo indesinenter ferebat anno, de collo suo protulit, et super caput infirmi crucis signum faciens posuit». Lo stesso pure vien detto nella vita di s. Mauro scritta in versi:
Plorat, et exorat, veniam dum fletibus orat
Deponendo stolam, quam toto tempore carat
Anni portabat, quam sic vehementcr amabat,
Quod sublimatus, quod erat levita creatus.
XLVII. Provano i documenti poc’anzi riferiti l’assunto, come ben anche riflettono il P. Mabillon nella Prefazione al secolo primo benedettino, al num. 108, ed il Du Cange nella parola stola. Ed oggidì il s0lo romano pontefice è quello che ha mantenuto l’antico costume dei vescovi e dei sacerdoti di portar sempre la stola; ed anticamente la stola era più lunga della nostra; vedendosi ancor oggi in un mosaico di s. Maria in Trastevere dipinto s. Coleponio prete colla stola fino ai piedi conforme ben osserva il Giorgi De liturgia romani pontificis al lib. 1 cap. 20 num. 6.
Cfr. P. Lambertini, Annotazioni sopra il santo sacrifizio della messa secondo l’ordine del Calendario Romano, Torino, Speirani e Tortone, 1856, pp. 39-41.